Federico da Montefeltro fu uno dei più grandi mecenati dell’Italia rinascimentale. Un personaggio di grande spessore che ebbe non pochi problemi connessi alla sua nascita e, successivamente, alla sua immagine. Una classica storia dove il “quisque faber est suae fortunae” vale eccome. Raccontiamo dall’inizio la storia del duca sfregiato e vediamo come superò i limiti e le sfide che la vita gli presentò.
Il duca nasce a Gubbio il 7 giugno del 1422, da figlio illegittimo di Guidantonio da Montefeltro, destinato dunque ad un’esistenza di secondo piano. Non sempre i piani che il fato ci riserva sono però quelli che poi l’uomo rispetta. Federico decise di prendere in mano la sua vita, non gli bastava un’esistenza secondaria, voleva emergere nel flusso turbinoso della vita. Voleva essere di più.
La sua costanza e dedizione, con un po’ di fortuna che non guasta mai, lo portarono a diventare dunque duca di Montefeltro. La fortuna sorrideva di nuovo al nostro protagonista, ma ancora per poco. La dea bendata si coprì di nuovo gli occhi, la sfortuna riprese a vederci benissimo e mise a fuoco proprio sul duca. In un duello classico pare infatti che una lancia gli trapassò l’armatura e lo colpì dritto in faccia.
Federico, nato illegittimo, lottò e divenne duca, ma il destino non cedette e continuando ad inveire e lo rese “sfregiato“. In tutta questa storia però non ci fu un momento in cui pensò di nascondere quello che era, e ce lo testimonia la grande amicizia ce lo legava ad uno dei più grandi artisti dell’epoca: Piero Della Francesca. Quest’ultimo lo ritrasse per ben due volte, senza nasconderne i difetti fisici (come spesso si faceva nelle rappresentazioni dell’epoca, precedenti e successive).
Sia nel dipinto del 1465, oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze, sia in una Pala d’altare, questa conservata a Brera, si nota un naso particolare, più unico che raro. Sia nel dittico insieme alla moglie (il primo dipinto in questione) che nella Pala, si nota benissimo il ponte nasale schiacciato, fortemente rientrato. La forma è quella di una “L” rovesciata. Secondo i racconti il duca, per non lasciare che il suo occhio buono (il sinistro) perdesse troppo spettro visivo a causa del naso, se lo fece rimodellare leggermente.
Studi approfonditi degli anni ’70 e ’80 dimostrano però che si trattò di un’unica conseguenza del colpo ricevuto nel torneo. I racconti del coraggio del duca che volle rimodellarsi il naso per continuare a combattere al meglio si iscrivono così di buon ruolo nell’ambito delle fantasie storiche. Ciò che resta nel libro dei fatti reali è la grande forza di volontà di un personaggio che non si arrese al suo destino umile ma divenne uno dei mecenati più importanti dell’Italia rinascimentale.