Nel 1492, firmando il decreto dell’Alhambra i ferventissimi re cattolici Ferdinando e Isabella espulsero le comunità ebraiche dai regni spagnoli. Contestualizziamo questa decisione. Ci troviamo nella Spagna del XV secolo, un paese caratterizzato da più regni privi di unità politica. Gli unici elementi che allora cementavano un comune senso di appartenenza erano i due sovrani e la medesima religione: quella cattolica. Dunque, la presenza di una comunità praticante una religione alternativa costituiva una forma di minaccia alla formazione della coscienza nazionale.
Ricordiamoci che il 1492 fu anche l’anno della presa di Granada, ultima roccaforte moresca all’interno della penisola iberica. Questa notevole impresa da parte di Ferdinando e Isabella sancì la fine della reconquista. Il fervore religioso con cui era stata condotta la cacciata degli arabi dalla Spagna aveva investito il paese di una sensibilità spirituale simile al parossismo. La vittoria finale sull’Islam convinse gli spagnoli di essere i prescelti da Dio, protagonisti di un’azione messianica volta al trionfo della cristianità nel mondo. Questo fanatismo andò inevitabilmente ad alimentare il già esistente antisemitismo all’interno della società.
Durante il Medioevo la comunità ebraica aveva avuto un ruolo importante nella vita culturale ed economica della Castiglia e dell’Aragona. Nonostante la tolleranza iniziale, verso la metà del XIV secolo assistiamo però a una crescita dell’odio popolare nei loro confronti, cosa che rese la situazione di queste comunità sempre più precaria. A causa delle numerose sommosse antiebraiche del 1391, molti ebrei decisero di convertirsi al cristianesimo per salvarsi. Questi nuovi cristiani divennero i conversos. Nonostante i pregiudizi, gli ebrei convertiti riuscirono a farsi strada nel paese, ricoprendo ruoli importanti a corte e nell’amministrazione. A un certo punto, finirono comunque per essere l’oggetto dell’odio popolare poiché erano loro ad agire da esattori dei tributi o da agenti fiscali della nobiltà.
L’antisemitismo provocato dagli antagonismi sociali ebbe effetti devastanti, quali l’emanazione del primo decreto sulla limpieza de sangre; tutti coloro aventi sangue ebraico non potevano più ricoprire cariche municipali. Inoltre, il fatto che molti conversos stessero tornando alla religione dei padri creava molta inquietudine all’interno del paese. Dal momento che la Spagna cattolica era riuscita finalmente a debellare i mori e a privarli del loro potere, il problema della presenza di ebrei o di cripto-ebrei divenne una questione di Stato. La ricostituzione dell’integrità territoriale della Spagna avvenuta nel 1492, aveva creato un nuovo vincolo emotivo tra le popolazioni. Si trattava di un successo di natura religiosa, e quindi le sue implicazioni non potevano fermarsi alla vittoria sui mori.
Oltretutto la campagna di reconquista aveva totalmente svuotato le casse del tesoro. I sovrani videro dunque nell’espulsione degli ebrei una duplice opportunità, ossia la pacificazione sociale e un ausilio finanziario. Il 30 Marzo 1492 a Granada, firmarono il decreto dell’Alhambra con cui si ordinava agli ebrei professi di lasciare il paese entro 3 mesi. La loro uscita avrebbe evitato la tentazione per i conversos di ritornare alla fede ebraica. Gli ebrei che lasciarono la Spagna ammontarono da 120 mila a 150 mila. Un simile avvenimento parve porre le basi per un’unità spagnola in grado di trascendere le barriere amministrative, linguistiche e culturali dei regni spagnoli.
I vantaggi economici e sociali dell’espulsione delle comunità ebraiche furono grandi, ma ebbero anche un costo. Infatti, tramite il decreto dell’Alhambra la penisola iberica vide la scomparsa di un gruppo dinamico, i cui beni e le cui abilità avrebbe potuto contribuire ad arricchire la Castiglia. I sovrani cercarono di colmare il loro vuoto nell’economia incentivando l’arrivo di genovesi, fiamminghi e tedeschi, ma ciò non sortì gli effetti sperati. Questi stranieri usarono molte di queste nuove opportunità per sfruttare, anziché per incrementare le risorse spagnole. In definitiva, la cacciata degli ebrei comportò un grande indebolimento delle basi economiche della monarchia spagnola in un momento cruciale della sua storia.