Storia Che Passione
Il "Cristianesimo dimenticato" nella Cina dei Tang

Il “Cristianesimo dimenticato” nella Cina dei Tang

Prima dei gesuiti portoghesi in età moderna, ancor prima di un Giovanni da Montecorvino o di un Matteo Ricci, la Cina ebbe modo di conoscere le parole del vangelo. Ciò accadde in un momento esatto del VII secolo, quando i primi seguaci di Cristo giunsero nei territori del Celeste Impero, allora sotto il governo della dinastia Tang. Il “Cristianesimo dimenticato” prosperò in Cina per qualche secolo, favorito da condizioni sociali, economiche e religiose più che ottimali. Questa è la sua storia durata all’incirca due secoli, da troppi (purtroppo ancora oggi) ignorata.

Il "Cristianesimo dimenticato" nella Cina dei Tang

Un po’ di contesto non guasta mai. Fino alla seconda metà del VI secolo, quello che un tempo fu il regno unificato sotto la dinastia Han divenne un intricatissimo puzzle politico-militare, una commistione confusa e caotica di piccoli potentati fra di loro in perenne lotta per l’ottenimento dell’egemonia regionale. Anno cardinale in tal senso fu il 581, quando l’imperatore Wendi riunificò la Cina in nome della dinastia Sui (581-618). Seppur breve, il periodo Sui fu contraddistinto da relativa stabilità, una generalizzata ripresa economica e dalla riapertura al mondo dell’impero. In questo quarantennio scarso si gettarono le basi per la prosperità che la Cina visse con la successiva dinastia Tang (618-907).

L’era Tang si contraddistinse fin da subito per un notevole moto espansionistico verso ovest, a sfavore delle popolazioni centro-asiatiche. Così facendo gli imperatori cinesi restaurarono il loro dominio sulla Via della Seta. Il rinnovato impulso commerciale unito all’assenza di conflittualità interna ed esterna (fino ad allora cronica) decretarono durante il primo periodo Tang una sorta di epoca d’oro per la Cina imperiale. Benessere che si riverberava nell’economia, nella società, nelle arti e dunque nella cultura. Ne scaturì un fenomeno migratorio che dal resto dell’Asia puntava alle principali città cinesi, prima fra tutte la capitale Chang’an. Tra questi forestieri alla ricerca di migliori opportunità di vita vi era un cospicuo numero di cristiani. Ma la loro vicenda è ben più vasta ed articolata di quanto possa sembrare a prima vista.

Cristianesimo dimenticato

I primi imperatori della dinastia Tang promossero essenzialmente il Buddismo, benché la scelta non si tramutò mai nella messa in discussione delle tradizionali religioni siniche, Confucianesimo e Taoismo in primis. Tolleranza religiosa che tra VII e VIII secolo riguardò anche altri culti. Si ha testimonianza di grandi e floride comunità di zoroastriani, manichei e musulmani a Chang’an, capitale di un impero indubbiamente multiculturale e cosmopolita. In questo esatto contesto si inserì l’esperienza del “Cristianesimo dimenticato” (termine che ho preso in prestito dallo storico tedesco Wilhelm Baum).

Ma di che Cristianesimo stiamo parlando? La domanda è tutto fuorché banale, perché all’epoca non esisteva una netta demarcazione dottrinale – sebbene tale processo fosse in via di definizione con i vari concili ecumenici – in seno alla religione cristiana. Per meglio comprendere la storia dei cristiani in Cina dobbiamo fare un piccolissimo e – sfortunatamente sbrigativo – passo indietro, chiamando in causa la Chiesa d’Oriente.

Cristianesimo dimenticato evangelizzazione nestoriana

Quando parliamo di Chiesa d’Oriente, o Chiesa siriaca orientale che dir si voglia, s’intende la Chiesa cristiana radicatasi in Persia tra I e II secolo d.C. ma affermatasi ufficialmente nel V secolo. I cristiani persiani erano riusciti nel tempo a costituire un’originale struttura episcopale, autonoma e comunicante con le altre. Si fa ricorrere la formazione di una Chiesa d’Oriente (e di conseguenza una marcata separazione dalle altre sedi) in occasione del concilio di Efeso del 431. Andando dritti al punto, il terzo concilio ecumenico condannò le posizioni teologiche di Nestorio, patriarca di Costantinopoli, il quale riconosceva in Maria la natura materna nei confronti di Cristo ma non di Dio.

L’allora vescovo di Seleucia-Ctesifonte, a capo della più influente sede episcopale persiana, non si associò alle disposizioni di Efeso. Ad Occidente non la presero bene ed ecco che si giunse alla separazione forzata. Da questa scissione di natura teologica si è generata anche una specie di stortura terminologica. L’Occidente cristiano prese a chiamare la controparte orientale “Chiesa nestoriana”. Stando al parere di molti storici si tratta di un errore dal momento che la Chiesa d’Oriente non professa i dogmi del nestorianesimo (che tra l’altro non furono propri nemmeno di Nestorio…), per i quali in Cristo convivono una natura divina ed una umana, slegate tra loro.

Cristianesimo dimenticato Pilastro di Luoyang

Sperando di non avervi confuso ancor più le idee con antiche dispute teologiche, proseguo con la narrazione. Il Cristianesimo rappresentò una minoranza numerosa, nel bene e nel male, all’interno dei territori controllati dall’Impero sasanide. Sopravvisse addirittura alla strabiliante affermazione araba. La Persia fu perciò il punto di partenza da cui alcuni fedeli iniziarono il loro viaggio verso est. Non proprio delle missioni evangelizzatrici le loro – ma poco ci mancava – che però fecero approdare il Cristianesimo in Asia centrale, in India, Sri Lanka e, ultima ma solo in termini cronologici, Cina.

Ora, la definizione di “Cristianesimo dimenticato” non è casuale. Ancora nel XVII secolo, al tempo delle prime missioni cattoliche in estremo Oriente, non si sapeva nulla (o quasi) della pregressa esistenza di comunità cristiane in Cina. Tutto cambiò con la scoperta della “Stele nestoriana” nella città di Xian. I missionari gesuiti scoprirono nel Seicento che mille anni prima di loro facoltose personalità di religione cristiana eressero a Xian questa stele di tre metri. Su quest’ultima, di cui oggi conserviamo la punta e il testo con traduzione, vi erano incisi caratteri tradizionali cinesi e poche altre righe in siriaco.

Cristianesimo dimenticato stele nestoriana in Cina

L’autore delle incisioni fu un monaco di nome Adam, conosciuto col nome cinese di Qing-Qing. Egli descrive nella stele eretta nel 781 l’arrivo dei cristiani siriani in Cina sotto l’imperatore Taizong (626-649). Secondo quanto riportato, la missione ebbe un esito più che positivo. L’imperatore della dinastia Tang si mostrò aperto nei confronti dei cristiani ed emanò un apposito editto imperiale che consentiva l’attività evangelizzatrice entro i confini del Celeste Impero. Si costruì in pochissimo tempo un monastero a Chang’an dove poterono risiedere non più di 21 monaci. Taizong ordinò ai letterati di corte di tradurre i testi sacri cristiani, così da custodirli nella biblioteca imperiale.

La tolleranza, se non l’aperto sostegno, nei confronti dei nuovi arrivati fu una prerogativa anche per il successore di Taizong, ovvero Gaozong (649-683). Le incisioni della cosiddetta “Stele nestoriana” sono molto chiare in questo: Gaozong permise ai cristiani di riunirsi in comunità organizzate in ogni provincia dell’Impero cinese. Bisogna però soppesare le parole con i fatti. Ciò non si tradusse nella costruzione di monasteri in ogni angolo della Cina dei Tang. Meglio interpretare l’indicazione della stele come un “indicatore” del gradimento imperiale nei confronti della nuova fede.

Cristianesimo dimenticato diocesi chiesa d'oriente

Fu così che nell’arco di un secolo scarso, la Chiesa in Cina si dotò di un’organizzazione autonoma ufficialmente riconosciuta. Nasceva nel primo quarto dell’VIII secolo la Provincia Metropolitana di Beth Sinaye. In quegli anni si raggiunse l’apice dell’esperienza cristiana in Cina. Stime attendibili parlano di una presenza di 260.000 cristiani nell’impero dei Tang all’alba del IX secolo. Alcuni di loro divennero eminenti personalità al servizio della corte imperiale (generali, diplomatici, artisti e letterati). Più di 500 testi cristiani furono tradotti in cinese; tra questi il Nuovo Testamento al completo, mentre solo una frazione del corpus veterotestamentario. Di quell’insieme oggi si conserva poco, anzi, pochissimo. Sono sopravvissute anche poche tracce dell’arte cristiana cinese.

Cristianesimo dimenticato affresco messa in Cina

L’esperimento tuttavia arrivò ad un punto di rottura e definitivo declino quando le condizioni sociali che ne avevano alimentato la fortuna vennero meno. La serrata religiosa degli ultimi imperatori Tang si sostituì tempestivamente alla tolleranza dei primi. Si materializzarono in tutta la loro violenza le persecuzioni, le quali portarono al saccheggio e all’incenerimento dei ricchi monasteri cristiani. Nell’845 il morente imperatore Wuzong emanò il bando delle “religioni persiane“. Un chiaro atto ostile nei confronti dello Zoroastrismo e del Cristianesimo. Di lì a poco i Tang sarebbero caduti. La stabilità in Cina cadde con loro. Si dovrà attendere il Duecento e l’affermazione della dinastia Yuan per un nuovo corso cristiano in Cina.