Difficilissimo, se non impossibile, raccontare la storia del convento dei frati cappuccini situato nel comune di Sicignano degli Alburni (SA) evitando il contatto con le oscure leggende che aleggiano su di esso. Si tratta del tipico caso in cui realtà e racconto popolare si mischiano irrimediabilmente, ma forse è meglio così, forse è la cosa migliore per questo edificio abbandonato che non ha impiegato troppo tempo a mutare forma in “convento maledetto“.
Sorto nel 1572 su una rupe che domina la sottostante vallata, abbiamo notizie scritte della struttura solamente qualche decennio dopo. A parlarcene sono dei documenti notarili, i quali ci permettono di capire una cosa importante: i frati cappuccini erano un elemento vitale per la comunità, in quanto attivi dal punto di vista sociale. La centralità del convento fino agli anni ’20 del XVIII secolo fu indiscussa. Poi, per motivi non meglio noti, tale rilevanza decadde. Ed è qui che la realtà concreta lascia il passo alla leggenda.
A Sicignano degli Alburni (ma ciò vale anche per i paesi limitrofi) se chiedete informazioni sul passato dell’edificio, potreste rimanere delusi. Meglio non parlarne. Perché? Per capirlo torniamo al 1720. Si dice che un giovane pellegrino malmesso giunse alle porte del convento, chiedendo asilo presso i frati. Il priore, mosso da bontà d’animo, accettò. Il forestiero, che si presentò col nome di Giovanni, apprezzò così tanto quella accoglienza che, in segno di riconoscenza, cercò prima di sdebitarsi tramite piccoli lavoretti, per poi prendere i voti. Una decisione dall’esito tutt’altro che felice.
Sì, perché ben presto il nostro Giovanni comprese come quella non era la vita desiderata, come la preghiera e il lavoro no stop non erano prerogative della sua esistenza. Facile cadere in tentazione in quel momento…E infatti quella fu la strada. Giovanni conobbe una splendida contadina, della quale si innamorò perdutamente. Purtroppo i frati, resisi conto della peccaminosa relazione, avvertirono il priore, che agì perentoriamente per non dire con pugno duro. Il frate novello venne rinchiuso in cella, costretto ad ascoltare le grida strazianti dell’amata, prima torturata e poi bruciata al rogo perché accusata di stregoneria.
Leggenda vuole che Giovanni, nel buio della sua cella, vendette la sua anima al diavolo in cambio della vendetta. E vendetta fu. Uno dopo l’altro tutti i frati del convento morirono in strane (nonché macabre) circostanze e quei pochi che rimasero elessero Giovanni come nuovo priore. In paese tutti consideravano il convento maledetto. Episodi sinistri confermarono il pensiero comune. Le autorità intervennero e, sotto spinta popolare, impiccarono il demonio in veste di priore. Questo sorrise quando gli si spezzò il collo.
Da allora il convento di Sicignano degli Alburni è abbandonato. Curiosi e cacciatori di fantasmi giurano di aver visto la sagoma di un frate in saio nero aggirarsi per le mura dell’edificio, starsene in piedi sotto la quercia in cui trovò la morte per impiccagione durante il tramonto. Dove finisce la storia e inizia la leggenda è un mistero, sta a voi scegliere.