“Quando il fresco della sera diffonde quel colore dolce e aggraziato che preannuncia le ore di riposo e di piacere, allora in tutta la natura regna una sublime armonia di colori. L’occhio di chi guarda non può che rimanere estasiato, e la sua anima catturata. Le masse di alberi dove filtra la luce, sotto le quali l’occhio vede una piacevole passeggiata; vaste distese di prati, il cui verde è impreziosito dalle ombre trasparenti della luce serale. Terreni di bella forma e di colore nebbioso addolciscono una prospettiva declinante. In questi momenti sembra che il sole, pronto a lasciare l’orizzonte, voglia sposare la terra con il cielo prima di salutarsi”.
Avete appena letto le parole del marchese René Louis de Girardin, scritte di proprio pugno nel 1777 nel libro De la Composition des Paysages (Sulla Composizione dei Paesaggi). Sono frasi incisive, ben strutturate, che rendono esattamente le impressioni vissute dall’aristocratico francese durante una passeggiata nel parco di Ermenonville. Termini che tuttavia troveranno l’accostamento perfetto qualche decennio dopo, precisamente nel biennio 1821-22. A quegli anni risalgono alcune delle tele più emblematiche ed introspettive di Caspar David Friedrich. Il nome non vi sarà nuovo, lo credo bene.
Senza scadere nell’esagerazione retorica, Friedrich fu probabilmente uno dei più grandi pittori del Sette-Ottocento. Formatosi in seno al primo Romanticismo germanico, il pittore di Greifswald basò buona parte della sua opera sul cosiddetto “paesaggio simbolico“. Di enorme spessore artistico furono i suoi dipinti riguardanti i panorami della sua terra, il Meclemburgo e la Pomerania. Stando a queste premesse, posso ritornare al focus iniziale: il ciclo della giornata magistralmente realizzato nelle tele Der Morgen, Der Mittag, Der Nachmittag e Der Abend (in ordine Il mattino, Il mezzogiorno, Il pomeriggio e La sera).
Come suggeriscono i nomi, i quadri raffigurano i diversi momenti della giornata, vissuti ed interiorizzati da Caspar David Friedrich. Il quartetto non fu l’unico ciclo di immagini firmato dall’artista. Ve ne furono molteplici e di diversa entità. Ma questo (soprattutto per il successo de La sera, sul quale mi soffermerò maggiormente) racchiude alla perfezione la sensibilità romantica di Friedrich. L’origine del ciclo orario giornaliero non è stata definitivamente chiarita. Il mattino e La sera furono probabilmente create come una coppia di immagini. Forse Il mezzogiorno e Il pomeriggio furono aggiunti successivamente.
Quello che molti storici e critici d’arte sembrano dire all’unisono è che l’aspetto allegorico, da sempre fondamentale per il pittore tedesco, decade, o passa in secondo piano, se confrontato alla prospettiva stilistica del ciclo. Il tema del cambiamento è centrale e assolutamente originale nella sua declinazione. Il mattino fa rima con creazione e Il mezzogiorno porta con sé la chiarezza del quotidiano. Diverso l’auspicio su Il pomeriggio e La sera, dove il primo è la premonizione del maltempo e la seconda è la contemplazione massima.
Prendendo in prestito le concise parole di Werner Hoffman (critico d’arte austriaco): “I momenti della giornata, le stagioni e le età si trasformano in un continuum di transizioni visive, ma anche sonore”. Denotabile è la sovrapposizione fra la vita umana e il corso della giornata. Alba e tramonto, ascesa e crepuscolo, crescita e decadimento. Le stagioni, molto care a Friedrich, trovano nuova linfa nel ciclo giornaliero.
Se questi sono sprazzi interpretativi contemporanei, c’è da dire come non mancarono riflessioni in merito anche all’epoca in cui il pittore dipinse le tele. In particolar modo La sera attirò l’attenzione di colleghi e stimatori. Negli occhi dei coevi l’addio alla giornata assunse un significato prevalentemente religioso o mistico naturale. Lo spettatore sembrava quasi confidare in questo aspetto naturale, bagnato dalla concezione cristiana del tempo. Quindi il bosco, quieto e tenebroso, è il simbolo della morte. E la luce che traspare oltre gli i pini è la promessa di un pacifico trapasso.
In un mondo del genere viveva l’animo creativo di Caspar David Friedrich. Un uomo che sempre riconobbe il fascino della natura circostante, divinizzandola in ogni sua rappresentazione. Il ciclo della giornata non fa altro che ricordarci questa semplice, ma incredibilmente limpida, concezione.