In Gran Bretagna se ne parlava come di “Eighteen hundred and froze to death“, ovvero “1800 e si muore di freddo“, secondo altri sarà “l’anno della povertà“. Il nome forse più evocativo e tragico è però quello più conosciuto: il 1816 fu “L’anno senza estate“. Una crisi di proporzioni ampissime e di grande rilevanza metterà in ginocchio diverse nazioni e porterà sull’orlo di una crisi distruttiva. Ma come sempre, anche nel peggiore dei casi, dopo l’inverno, l’estate arriverà.
Per comprendere al meglio cosa successe e diradare un po’ le nubi, che in quel periodo erano davvero fitte, si ritorni all’anno precedente. Siamo nel 1815 e, nell’Isola di Sumbawa, allora Indie Orientali Olandesi (odierna Indonesia), succede qualcosa che mai prima era avvenuto, almeno in tali dimensioni. Eruttò il Vulcano Tambora, e lo fece in modo a dir poco veemente.
Quella del Sambora si considera tra le eruzioni vulcaniche più potenti mai registrate nell’intero arco della storia. Il suo VEI, Volcanic Explosivity Index, secondo le stime, era pari a 7. Questi tipi di eruzioni si dicono “Super colossali” e sono al secondo posto della scala in questione. Le polveri e gas pesanti nell’atmosfera aumentavano in maniera esponenziale, con danni diretti e indiretti davvero pesantissimi.
A contribuire a ciò furono anche altre eruzioni nei Caraibi e nelle Filippine negli anni precedenti. La misura era colma, e l’atmosfera anche. Gli effetti peggiori si videro nell’America del Nordest, dove il ghiaccio avanzò in maniera famelica, anche in periodi dell’anno in cui di solito il ghiaccio non c’è. Anche l’Europa non se la vide bene, dato che erano da poco passate le Guerre Napoleoniche.
Famose furono, in quel nefasto 1816, le nevicate d’estate, e le temperature umide e rigide. Senza nemmeno necessità di dirlo, i raccolti pagarono un prezzo carissimo e ci furono rivolte in Inghilterra e Francia. In Svizzera si dichiarò addirittura lo stato di emergenza. Le polveri presenti nell’atmosfera filtravano infatti i raggi solari e, oltre a creare una strana ambientazione cupa, indussero una piccola era glaciale. Secondo molti testi medici, questa particolare situazione (dato anche il connubio con la carenza di cibo e la malnutrizione) indussero alla prima pandemia di colera della storia.
Se proprio qualcosa di bello si vuole trovare in tutto questo, si pensi ai dipinti di Turner che rappresentava i tramonti di quell’anno, proprio l’anno senza estate. Erano le polveri e le ceneri atmosferiche a renderli particolarmente suggestivi. Nello stesso frangente, Mary Shelley, bloccata in un rifugio svizzero a causa della neve, sfidò alcuni amici a scrivere la storia horror più spaventosa possibile. Nasceva così Frankenstein, or The Modern Prometheus.