Un castello scozzese degno di tale nome non può discostarsi da storie e leggende inerenti fantasmi e spiriti. Se questo vale per la media dei manieri del paese, il Castello di Edimburgo deve rispecchiare a pieno il senso di quanto detto. In effetti ci sarà pure un motivo se si considera il simbolo della capitale il luogo più infestato dell’intera Scozia. Pensate un po’: tra noi che ne discutiamo dietro un pc e le prime segnalazioni aventi come oggetto attività paranormali sono trascorsi secoli e secoli. Ancora oggi, più o meno a cadenza settimanale, membri dello staff o visitatori riportano le stesse identiche segnalazioni. Parlano di apparizioni, strani fenomeni sensoriali, nebbie sospette o luci improvvise. Ma chi c’è dietro tutto ciò? Scopriamo assieme le storie di alcuni dei fantasmi protagonisti tra le mura dell’Edinburgh Castle.
Mi sembra banale e scontato sottolinearlo, ma lo farò per correttezza d’informazione: in questa sede il dato scientifico ed analitico sulla postulata esistenza di fantasmi e spettri non interessa. Ciò su cui invece vorrei focalizzarmi riguarda il peso e il valore che la tradizione popolare può vantare in un determinato luogo e in determinate condizioni. In aggiunta vi svelo che il sottoscritto non crede ai fantasmi, ma crede a chi racconta di averli visti. A buon intenditore, poche parole.
Fatta la doverosa premessa, parto col presentarvi uno dei fantasmi più affascinanti e misteriosi del castello scozzese per antonomasia: il piccolo tamburino (The Little Drummer Boy). Le prime testimonianze sul piccolo tamburino risalgono al 1650. Furono delle guardie ad avvistare lo strano omino aggirarsi nel cortile centrale del castello. Strano perché mancante della testa; non proprio un dettaglio da poco. Secondo la leggenda quella prima (ed isolata) apparizione fu un monito, un avvertimento su ciò che sarebbe successo di lì a poco. Quello stesso anno Oliver Cromwell assediò e conquistò il Castello di Edimburgo.
Da allora il piccolo tamburino non si è fatto più vedere; al contrario saltuariamente si fa sentire, soprattutto la notte con il rintoccare della sua grancassa. Si dice che, nel caso in cui il tamburino dovesse riapparire, una sventura colpirebbe a stretto giro la città di Edimburgo o la Scozia intera.
Forse la storia che fra le altre spicca in popolarità è quella del giovane suonatore di cornamusa, anche detto “il pifferaio perduto” (The Lost Piper Boy). Diversi secoli fa, fu scoperta una rete segreta di tunnel sotto la Royal Mile, una serie di stradine in discesa che dal castello conducono a Holyrood Place, la residenza dei sovrani scozzesi. All’epoca dei fatti tuttavia nessuno dove conducevano questi misteriosi passaggi. Così un ragazzino un po’ malconcio, dai capelli rossi, munito di kilt e cornamusa si fece avanti: lui avrebbe tentato l’ignoto, percorrendo i tunnel sotterranei.
La presenza e l’utilizzo della cornamusa aveva un senso logico. Il suono emesso dal basso avrebbe permesso ai compagni in superficie di seguire lo spostamento del pifferaio. Così fu infatti, almeno fino a metà tragitto. L’improvviso silenzio fece preoccupare gli amici dell’impavido ragazzo, i quali scesero per controllare. Non trovarono mai nessuna traccia di lui, né della cornamusa. La notizia si sparse e un turbato consiglio cittadino decise di sigillare per sempre i condotti sotterranei. Ci sono persone pronte a giurare di aver sentito una cornamusa suonare nei pressi del Royal Mile. Che sia il piper boy perduto?
L’ultimo fantasma di cui voglio parlarvi è uno di quelli che contano, o meglio, di quelli che contavano. Janet Douglas, per tutti lady Glamis. La storia di Janet è a dir poco tragica. Coinvolta in una faida familiare, finì arsa viva per volere di re Giacomo V di Scozia (1513-1542). Lei era la sorella di Archibald Douglas, sesto conte di Angus, patrigno del re e da quest’ultimo odiato oltremodo, che a ragione fece imprigionare l’erede al trono quando era ancora un ragazzino. Giacomo dinnanzi gli esponenti della famiglia Douglas vedeva rosso. Così mise in piedi un processo farsa a danno di lady Glamis, accusata di stregoneria e condannata al rogo il 17 luglio 1537.
Alte si levarono le fiamme davanti la cinta muraria del Castello di Edimburgo. Fiamme che la famiglia Douglas al completo vide orrendamente. Ciò che invece oggi vedono i visitatori è la sagoma della “Dama grigia” aggirarsi tra i corridoi della rocca vecchia e le cime delle torri d’avvistamento. Lei piange a dirotto, in ricordo di una fine ingiusta.