Durante l’Alto Medioevo le migrazioni non erano certo un fenomeno nuovo o inusuale. Numerosi furono in quel periodo e durante tutta la storia gli spostamenti di pochi uomini e di interi popoli. Uno di questi riguarda i Sassoni di Transilvania, popolazione parlante dialetti franchi, precisamente tedeschi, che durante tale fase storica si spostò verso la Romania.
Provenienti dai territori del Sacro Romano impero, i Sassoni compirono un lungo viaggio verso le nuove terre al confine con l’Ungheria. Attraversarono infatti anche i Carpazi e proprio qui, nei piccoli centri abitati prevalentemente da contadini, si insediarono.
Il loro lascito principale saranno appunto una numerosissima serie di chiese-fortezza, struttura difensiva che costruirono in moltissime aree in cui giunsero. Se vi state domandando il perché di tali fortificazioni ve lo diciamo subito. Si chiamavano Mongoli, ed erano un popolo delle steppe travolgente come una valanga e forte come un terremoto.
Proprio le prime incursioni mongole avevano disseminato terrore e distruzione e avevano lasciato un segno indelebile nell’area. Prevenire divenne allora meglio che curare e fortificazioni vennero distribuite in tutta l’area. Il popolo delle steppe perdeva così un po’ di vantaggio in caso di nuove incursioni.
Tra le 250 e le 300 furono le Kirchenburgen, nome tedesco delle fortificazioni, distribuite nelle regioni di Sibiu, Brașov, e Mureș. Purtroppo però non dovevano sopportare solo i Mongoli ma anche le prove del tempo. E ad oggi solo 150 ne sono rimaste.
Dal 1990 hanno ottenuto una garanzia in più, la nomina a patrimonio dell’umanità UNESCO. Questo è motivo di conservazione e gestione delle strutture in modo da conservarle al meglio per le generazioni future. Dal tardo Medioevo ai giorni nostri dunque, la chiese fortificate della Transilvania rappresentano una bella dimostrazione di adattamento delle popolazioni est europee alle nuove incursioni e narrano uno dei moltissimi sistemi di difesa usati all’epoca.