Davvero poco sappiamo sui conflitti neolitici, ma un ritrovamento nel nord della Spagna potrebbe aiutarci sulla loro generica comprensione. Gli archeologi si sarebbero imbattuti nei resti di circa 300 individui all’interno della Grotta di Rioja Alavesa, nella provincia basca di Álava. Tali individui avrebbero trovato la morte in un periodo compreso tra il 3400 e il 3000 a.C. A destare curiosità è però la causa violenta della loro dipartita, sulla quale i ricercatori lavorano tutt’ora. Se le ipotesi comunque venissero confermate, si tratterebbe della testimonianza della prima grande guerra d’Europa.
L’Università di Valladolid ha specificato i termini dello studio. L’ateneo spagnolo ha pubblicato sulla rivista culturale Scientific Reports l’esito sperimentale delle ricerche. Lo studio si cimenta anche in un approfondimento storico sulle cause che potevano condurre ad una guerra in epoca tardo-neolitica. Fino a poco tempo fa si credeva come le cosiddette “guerre neolitiche” (quindi conflitti generatisi tra i 9.000 e i 4.000 anni fa) non fossero altro che brevi incursioni di uno sparuto numero di individui a danno di gruppi più o meno simili per quantità e risorse.
Alla ricerca di tracce su questa presunta prima grande prima guerra d’Europa (un nome altisonante per un fatto molto più contenuto di quanto si pensi), la dottoressa Teresa Fernández‑Crespo, autrice dello studio di cui sopra, ha analizzato i resti trovati nella grotta basca. Oltre a questi, gli archeologi hanno messo mano su 52 punte di freccia spezzate e altri oggetti d’offesa.
Ne è risultato come più del 20% degli individui abbia subito danni alle articolazioni. Il 10% del totale ha subito ferite mortali o che comunque non hanno conosciuto guarigione. Le percentuali proposte in tal modo magari non lasciano spazio a chissà quale considerazione critica. Ci basti sapere però come i dati risultino essere sensibilmente più corposi rispetto a quelli raccolti fino ad oggi in altri siti del genere.
La quasi totalità dei 300 e passa corpi fu di uomini adulti o adolescenti. La presenza di ferite minori, rimarginatesi nel corso di un tempo relativamente prolungato, suggerisce il prosieguo della guerra per alcuni mesi. Sarebbe un’evidenza contraddittoria rispetto a quanto creduto fino a poco tempo fa.
Come detto in molteplici occasioni, le ricerche della dottoressa Teresa Fernández‑Crespo e dell’Università di Valladolid sono ancora di tipo preliminare. Le ipotesi proposte però sono interessanti e potrebbero gettare nuova luce sulla conflittualità sul continente europeo in epoca neolitica.