L’arrivo dei Normanni nel Sud Italia è stato oggetto di varie narrazioni, molte delle quali leggendarie. Secondo una versione (molto probabilmente inventata), nel XI secolo un contingente normanno di 40 uomini di ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta si sarebbe fermato a Salerno, al tempo assediata dai saraceni. Affascinati dall’ospitalità dei cittadini e desiderosi di combattere gli infedeli, avrebbero deciso di restare. Questa è sicuramente un’edulcorazione volta a legittimare la conquista normanna del Sud Italia, perpetuata in difesa della cristianità.
Fonti più certe, e meno romantiche, attestano invece che i Normanni si inserirono come mercenari nel complesso scenario politico del Mezzogiorno. Qui, guidati dal loro leader Roberto d’Altavilla, anche detto il Guiscardo, riuscirono a impossessarsi in pochi decenni della regione. Gli Altavilla ebbero gioco facile nell’approfittarsi delle rivalità esistenti in quelle terre, e con l’apporto di soldati normanni sempre più numerosi si impadronirono presto della Puglia e della Calabria. A chi apparteneva al tempo il Sud Italia?
Sotto il profilo formale, il Meridione apparteneva agli imperatori di Bisanzio: gli “scismatici” che poco prima aveva separato la Chiesa greca da quella latina. Approfittando del fatto che i bizantini non fossero più in grado di reggere il Sud, il papa concesse l’Italia meridionale in feudo agli Altavilla. In questo modo il pontefice rivendicò a se stesso la sovranità su un territorio che non gli apparteneva e utilizzò le forze normanne per cacciare i saraceni, divenuti una minaccia per l’intera penisola.
Roberto il Guiscardo si fece beffe del rancore bizantino e attaccò i territori dell’impero tra il 1081 e il 1085. Indisse infatti una campagna militare alla volta dell’Epiro, che purtroppo fallì. Tuttavia, quello che poteva rappresentare un atto di pirateria godeva invece del consenso papale. L’appoggio pontificio legittimava le conquiste e l’audacia dei Normanni in Italia, esattamente com’era già avvenuto in Inghilterra nel 1066. In quell’anno Guglielmo il Conquistatore aveva efficacemente battuto i sassoni nella battaglia di Hastings e si era guadagnato la corona regale.
Questo modello ispirò Ruggero d’Altavilla, fratello di Roberto, nel portare a termine la conquista della Sicilia. La regione era stata già strappata ai saraceni e mai restituita ai bizantini. Ruggero II unì tutti i territori di recente conquista nel 1130. Come riuscirono i normanni ad assoggettare territori numerosi in un tempo così breve? Naturalmente la risposta stava nella scarsa compattezza del fronte saraceno. I Normanni sfruttarono l’emergere incontrollato di potentati ribelli, le cui resistenze cedettero facilmente man mano che dal continente giungevano ulteriori truppe.
Data l’eterogeneità di abitanti presenti nel Sud, Ruggero assicurò inizialmente la libertà di culto. Ciononostante, si impegnò affinché la Sicilia si ripopolasse di cristiani latini; era pur sempre un vassallo del papa! Quando ormai il Meridione poté vantare una presenza più consistente di cristiani, divenne più severo nei confronti di quanti praticavano la religione islamica. E così, all’inizio del XII secolo, l’emigrazione dei Normanni aveva dato vita a una sorta di “impero” che si estendeva dall’Inghilterra alla Terrasanta, dove Boemondo d’Altavilla aveva recentemente conquistato Antiochia. Seppure questi possedimenti non presentassero istituzioni comuni, erano tutti il risultato della medesima spinta.