Quella dei profumi, è una storia per così dire “intermittente”. Apprezzatissimi nell’antichità, poiché rappresentavano un completamento del corpo, vennero parzialmente accantonati con l’affermarsi del Cristianesimo. La dottrina religiosa condannò la profumeria come uno dei molti vizi capaci di distogliere l’uomo da una condotta giusta e timorata di Dio. All’indomani della prima crociata, i soldati di ritorno dal Medio Oriente ripristinarono la fama dei profumi, normalizzandone l’uso tra quanti potevano permetterseli.
Tra il XV–XVI secolo oltretutto, l’Europa subì il fascino di quanto arrivava dal Nuovo Mondo, l’immenso continente di cui si stavano velocemente appropriando gli iberici. Volendo mettere a frutto le ricchezze del territorio, gli spagnoli si misero alla ricerca di ingredienti nuovi ed esotici da cui trarre innovative e irresistibili fragranze. Ricordiamoci poi che in Spagna viveva una grandissima quantità di mori, i quali avevano impiantato nel paese le proprie conoscenze in materia di profumi. Tuttavia, una potente famiglia riuscì a superare anche i maestri spagnoli di profumeria. Stiamo parlando dei Medici.
Questi vennero a conoscenza degli erbari spagnoli tramite i contatti con i possedimenti aragonesi nel Sud Italia, e si rivelarono subito molto interessati. Fu così che almeno un Medici di ogni generazione divenne un esperto di piante e di vegetali, sviluppando un notevole pollice verde. Vi erano anche profumi di origine animale, i preferiti delle donne perchè più forti e rari. Offriamo alcuni esempi di fragranze in voga all’epoca. Vi era l’ambra odorifera, vale a dire la secrezione intestinale del capodoglio; lo zibetto, ovvero la secrezione delle ghiandole genitali di alcune razze di mammiferi carnivori africani o asiatici; il muschio, una sostanza odorosa che si ricavava dalle ghiandole periombelicali di un tipo di capriolo.
Insomma, ad ascoltarne la provenienza non ci si può stupire che fossero odori “decisi”, per usare un eufemismo. Poiché spesso questi profumi rilasciavano odori eccessivamente forti, si mescolavano con altri aromi di origine vegetale; il legno aloe, il sandalo bianco o la storace liquida. Questi sono solo pochissimi esempi degli innumerevoli tipi di profumi a disposizione. I gusti preferiti rispecchiavano quelli di oggi, perchè protagonisti indiscussi rimanevano rose, lavande e gelsomini. Esaminando i possedimenti della famiglia Medici, si rimane impressionati da quanti oggetti usassero per spruzzare, esalare e diffondere fragranze. Queste poi potevano essere solide, liquide, in polvere. Insomma, gli amanti della profumeria avevano un vasto materiale con cui cimentarsi.
I profumi rivestirono inoltre un ruolo importantissimo durante le epidemie di peste. In passato non era stata formulata ancora una teoria che collegasse la mancanza di igiene allo scoppio delle malattie. Anzi, si pensava che l’acqua fosse portatrice del male perché allargava i pori. Per mascherare il lezzo dei cadaveri che infestava le città durante le epidemie, si fece ricorso proprio ai profumi e molto presto si arrivò a credere che essi prevenissero il contagio.
Nei ricettari dell’epoca troviamo infinite istruzioni su come preparare intrugli che proteggessero dalla peste. Anche il numero di rituali di purificazione dell’ambiente e del corpo sono da capogiro: bisognava tenere dei profumi in mano, ungersi polsi, tempie, collo del piede con olio di scorpione, bere bevande di acquavite e melissa e tante, tante altre accortezze. Successivamente la medicina smentì la funzione protettiva dei profumi rispetto alle malattie, spurgando l’umanità dalle credenze ascientifiche. In ogni caso i profumi continuano a essere presenti nella nostra quotidianità e, come allora, costituiscono un settore dell’economia più che florido.