Il Sahara, sabbia e nulla più. Almeno è quello che la stragrande maggioranza di noi pensa nel momento in cui viene pronunciato il nome di uno dei deserti più conosciuti ed iconici al mondo. Nonostante la vita laggiù sia ostica, ciò non significa che non vi possa essere possibilità di sopravvivenza. L’affermazione è validissima per il presente, lo è ancor di più per il passato, quando le fasce più settentrionali della regione africana erano discretamente coltivabili e perciò abitabili. Quel contesto che a noi appare quasi fantastico, privo di riferimenti storici definiti, fu realtà tangibile per una civiltà, un popolo che la narrazione storiografica dimentica o ignora per scarsità di informazioni. Essi per più di un millennio furono i padroni indiscussi del Sahara. Signore e signori, vi presento i Garamanti.
Quel che sappiamo sui Garamanti lo dobbiamo prevalentemente a fonti scritte greche e romane, in minor misura ai recenti rinvenimenti archeologici. Per le prime due, gli scritti più validi (e comunque poco esaustivi) sono quelli di Erodoto, Claudio Tolomeo e Plinio il Vecchio. Sull’archeologia mi soffermerò brevemente in seguito. Lo stesso nome al quale ci riferiamo a questo popolo del deserto deriva dal greco Garamantes, termine ripreso successivamente dai romani. La denominazione forse derivava a sua volta dalla loro principale città, nonché capitale: Germa (o Garama).
I Garamanti compaiono per la prima volta in una fonte scritta nel V secolo a.C. L’immancabile Erodoto li cita in causa, descrivendoli come un gruppo tribale elevatosi a regno, stanziatosi grossomodo nell’odierno Fezzan (sud-ovest libico) e praticante l’allevamento. Lo storico di Alicarnasso ci tiene a far sapere come questa gente del deserto fosse solita “cacciare i cavernicoli etiopi”. I nemici erano rei di essersi spinti oltre le porte orientali del deserto. Facile ipotizzare tuttavia come i Garamanti vivessero nell’area fin dal 1000 a.C. circa. Plinio il Vecchio – riprendendo in parte gli scritti di Tacito – fornì una descrizione più politica e meno sociale degli abitanti dell’entroterra desertico. Plinio sottolinea tanto la loro valenza commerciale (vendevano principalmente sale, frumento, schiavi e minerali preziosi come l’amazzonite) quanto l’abitudine di alcuni gruppi di Garamanti nel razziare la costa africana. Una ricorrenza che Roma non avrebbe sopportato a lungo.
Seppur sia complicato stabilire con esattezza come Garamanti e autorità romane coltivassero reciproche relazioni, sappiamo dire come ad un certo punto, nello specifico durante la seconda metà del I secolo a.C., Roma dimostrasse insofferenza nei confronti di questo popolo del deserto. Nel 19 a.C. Lucio Cornelio Balbo li combatté, vincendoli in una campagna accuratamente descritta dal trionfo che celebrò. Ma se giustamente le fonti letterarie romane si concentrano sul lato diplomatico, quelle archeologiche possono raccontarci qualcosa in più sullo stile di vita e sul trascorso di questo regno millenario.
Allo stato attuale delle cose, gli esperti sostengono come le grandi città dei Garamanti fossero otto o nove al massimo. Solo tre di queste hanno conosciuto un approfondimento di carattere scientifico-archeologico. La capitale Germa, nel suo momento di massimo splendore (poco prima della completa sottomissione a Roma, al termine del I secolo d.C.) poteva vantare una popolazione che andava dalle 5.000 alle 10.000 persone. L’insediamento urbano si estendeva per un raggio di 5 km e fondava la propria ragion d’essere su un intricato sistema idrico fatto di pozzi e canali sotterranei. La capacità di controllo, razionamento e gestione stagionale delle acque fu il segreto della sopravvivenza per questa popolazione figlia del deserto.
Dal punto di vista religioso ancora una volta c’è incertezza circa le esatte pratiche cultuali. Tuttavia non si può ignorare l’influenza che gli antichi egizi ebbero su di loro. La vicinanza geografica è più di un indizio in tal senso. Alcuni signori locali, facenti parte dell’aristocrazia guerriera (se così si può definire), fecero realizzare delle piccole piramidi entro le quali essere sepolti una volta venuti meno.
Dopo l’instaurarsi di un rapporto clientelare, i Garamanti persero autonomia decisionale per tutto ciò che riguardava le relazioni con gli altri regni, anche limitrofi. Indovinate chi fu lieto di colmare la lacuna? Ma guarda un po’, Roma! Giunse la fine quando le acque fossili, non rinnovandosi con necessaria rapidità, smisero di soddisfare il fabbisogno annuale. Intorno al V secolo d.C. il regno di Germa perse l’egemonia territoriale a favore del rivale Impero del Ghana (nella zona del Sudan occidentale). Tanto le fonti bizantine quanto quelle islamiche annoverano ancora i Garamanti. Dissolvendosi nel dār al-Islām, gli antichi padroni del Sahara cessarono di esistere in quanto entità autonoma.