Un tempo far colpo su greci e romani per dei pregi quali audacia, coraggio e temperamento significava molto, tanto, tantissimo. I Daci ne sanno qualcosa. Faremo un breve viaggio nella storia antica (immediatamente pre-romana) del popolo stanziato sul basso corso del Danubio, alla scoperta delle loro tradizioni, della cultura che li contraddistingueva e della nomea di cui godevano presso i coevi.
Per i greci prendevano il nome di “Geti”, per i romani erano “Daci”; sul nome tanto si è discusso nel corso dei secoli, ma oggi è opinione comune far combaciare queste genti, facenti parte dello stesso ceppo linguistico indoeuropeo. Le prime fonti classiche delle quali disponiamo menzionano le popolazioni daciche a partire dal II secolo a.C.
Compiendo uno sforzo cognitivo, immaginiamo questo popolo organizzato in una società piramidale con a capo dei sovrani-sacerdoti (polistas), i quali estendevano il loro potere sui cavalieri aristocratici (taraboste) e sui contadini-soldati (comates). Una civiltà agricola sviluppatasi già durante l’età del bronzo, basata anche sull’artigianato e sul commercio locale (i principali “partner commerciali” furono greci e romani).
Venuti alle armi prima con i macedoni durante il IV secolo a.C. e poi con i traci nel secolo successivo, i Daci si fecero un nome e si costituirono come regno unificato solamente sotto l’egida del mitico re Burebista (82 a.C. – 44 a.C. circa). Fu di certo un periodo di splendore per la Dacia che terminò tempestivamente con la morte del re.
Una seconda “età dell’oro” essi la vissero sotto l’ultimo sovrano di una Dacia indipendente, ovvero Decebalo. Del re dacico sappiamo molto perché ampliamente citato nelle fonti, soprattutto romane. Decebalo diede filo da torcere all’imperatore Domiziano, al quale strappò delle condizioni di pace particolarmente favorevoli. I romani addirittura arrivano a pagare un tributo al regno dacico per evitare che questo premesse sul limes.
Tuttavia questo sarebbe stato il canto del cigno di Decebalo, perché nel 101 si fece avanti Traiano. Egli diede avvio alla gloriosa (per Roma) campagna dacica, conclusasi nel 106 con la fine di Decebalo. Da allora i daci seguirono il corso degli altri popoli barbarici, entrando nei territori romani e divenendo un tutt’uno con le istituzioni dell’Urbe.