Il fato sa essere davvero sbalorditivo quando vuole. Un paleontologo nonché appassionato di fossili dinosauri correva come suo solito sulla sabbia grigiastra di Kimmeridge, una baia poco più a ovest di Bournemouth (costa sud inglese). L’uomo, di nome Philip Jacobs, era in compagnia di un amico quando inciampò su un masso particolarmente esposto dalla bassa marea. Si fermò all’istante, notando che in quella specie di scoglio ci fosse qualcosa di strano. Mai e poi mai avrebbe immaginato di essersi imbattuto in un mostro marino vissuto 150 milioni di anni fa…
Jacobs – il quale racconta ad un anno e più di distanza l’esatta dinamica dell’accaduto (ha voluto giustamente attendere l’esito delle varie perizie prima di esporsi pubblicamente) – iniziò a scavare attorno a quel sasso perché intravide degli spuntoni scuri emergere a pochi centimetri dalla sabbia. Una pietra con i denti? Impossibile; e infatti si rivelò essere tutt’altro. Lo scavo proseguì in compagnia del già citato amico. Alla fine delle operazioni, un immenso cranio era completamente libero dalla morsa della sabbia. “Il più grande che io abbia mai visto” – disse in seguito l’esperto.
La scatola cranica fece un attento viaggio verso il laboratorio di Bristol, dove ancora oggi si trova. Soffermandoci anche sulle recentissime comunicazioni (del novembre/dicembre 2023), ecco cosa hanno scoperto gli esperti. Quel cranio appartenne ad un Pliosauro (Pliosaurus), vissuto durante il Giurassico superiore (dai 161 milioni ai 145 milioni di anni fa circa). L’apertura mandibolare di 2 metri lascia intendere come questo “mostro marino” fosse lungo dai 10 ai 15 metri. Dimensioni del genere lo rendono uno degli esemplari di rettile marino tra i più grandi mai esistiti sulla faccia della terra.
Dalle parti di Bristol sarà corso un brivido dietro la schiena dei paleontologi… Calcolando la forza esercitata dal morso del Pliosauro, gli esperti hanno quantificato circa 33.000 Newton. Un termine di paragone indicativo: il coccodrillo marino con il suo morso, ovvero il più potente tra gli animali attualmente esistenti sul pianeta, raggiunge i 16.400 Newton. 130 denti al servizio della bestia giurassica e una capacità predatoria innata. Lo dimostrano i pori presenti sull’estremità del muso, i quali servivano a determinare la pressione dell’acqua circostante; una variazione di quest’ultimo parametro indicava il passaggio di una potenziale preda.
Le recenti dichiarazioni di Jacobs sono molto esplicite nell’indicare le operazioni di scavo come tra le più difficili mai effettuate. Il contenimento dell’alta marea, la presenza di scogli ostacolanti, il poco spazio di manovra per gli operatori. Tutti elementi che non semplificano la vita, insomma. Alla fine per portare in salvo i resti dell’enorme Pliosauro gli addetti si son dovuti calare dall’alto verso il basso, poggiando i piedi su una delle verticali scogliere della Jurassic Coast (nome appropriato e non a caso già Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO).
Alcuni dei resti sono già esposti tra le sale del Museo di Kimmeridge. Altri invece stanno affrontando ulteriori analisi per sviscerare fino in fondo i dettagli su un rettile così maestoso e per certi versi “inedito”. Il mondo dei dinosauri è più vivo che mai, nonostante i milioni di anni che inevitabilmente ci separano da quell’epoca tanto remota quanto affascinante.
Crediti fotografici: Tony Jolliffe, BBC