Pronunciare il nome di Gustavo Vasa in Svezia equivale a tirare in ballo figure come Garibaldi in Italia o, giusto per fare un esempio ancor più radicato nel tempo, Guglielmo I in Inghilterra. Uomini che, ci piaccia o no, hanno scritto la storia dei rispettivi luoghi di provenienza. Gustav I Eriksson Vasa (questo il nome in svedese) è una delle figure più illustri nella storia della nazione. Aristocratico figlio di aristocratici, seppe condurre con mano ferma la Svezia sull’impervia strada dell’emancipazione dal giogo danese. La sua ascesa al potere nel primo quarto del Cinquecento coincise con un periodo di instabilità, sconvolgimenti politici e soprattutto militari in Scandinavia. Tuttavia il capostipite del casato di Vasa fu in grado di preparare il terreno per la successiva trasformazione del frammentato Regno di Svezia in entità statale centralizzata. Ma il caro buon vecchio Gustav fu più di questo…
Gustav figlio di papà Erik della nobile dinastia dei Vasa e di mamma Cecilia della casa di Sture nacque nella tarda primavera del 1496. Mentre buona parte del Vecchio Continente fremeva per l’allargamento degli orizzonti dovuti alle esplorazioni, in Scandinavia regnava una sorta di “caos controllato”. Scompiglio generato dall’unione delle corone nordiche nella persona di Cristiano II di Danimarca. Sì, perché quelli erano gli anni dell’Unione di Kalmar, de facto l’assoggettamento di Norvegia e Svezia alle prerogative danesi. Tanti nobili dalle parti di Stoccolma non sopportavano più una simile condizione; tra questi c’erano i Vasa e ovviamente gli Sture, dalla cui culla scalpitava Gustavo.
Sangue blu che Gustavo pagò a caro prezzo. Nel 1518 egli finì in una condizione di cattività sotto re Cristiano. Tenerlo come ostaggio per far chinare il capo agli aristocratici riottosi, questa era l’idea. Purtroppo per il re di Danimarca, il giovane Vasa fuggì dalla prigionia un anno dopo, trovando riparo nella fazione anti-danese dominante nella città anseatica di Lubecca.
Mentre ciò accadeva, Cristiano II di Danimarca progettava un intervento militare in Svezia volto all’affermazione del suo dominio. Nel 1520 il piano trovò concreta esecuzione, con l’allora reggente svedese (uno Sture, giusto per cambiare) che venne prima gentilmente estromesso e poi altrettanto cortesemente ammazzato. Quasi tutta la regione era sotto lo stretto controllo dei danesi, tranne qualche grande centro urbano, ad esempio Stoccolma. Come sbrigliare una simile controversia?
Avendo sotto di sé gran parte della Svezia, re Cristiano volle dare adito alla sua “magnanimità”. Invitò i rivali di sempre (storiograficamente nota come “fazione Sture”) alla sua incoronazione l’8 novembre 1520, promettendo a questi l’amnistia in caso avessero accettato. Molti sciolsero le riserve e si presentarono all’evento, sperando così di ritrovare un po’ di quella pace fino ad allora smarrita. Sì, pace… Cristiano fece serrare le porte di Stoccolma e ordinò ai suoi uomini di massacrare chiunque fino ad allora lo avesse ostacolato. Le strade si tinsero di rosso in quello che passò alla storia come “Stockholms blodbad”, letteralmente “bagno di sangue di Stoccolma“.
Gustavo Vasa non cascò nel tranello e anzi si rifugiò nella provincia di Dalarna, nel nord-ovest svedese. Nella regione raccolse attorno a sé tutti coloro che avevano da ridire sull’egemonia di Cristiano. Il giovane Vasa capitalizzò sullo scontento per il governo danese. La sua capacità di ispirare e mobilitare le masse segnò l’inizio della sua trasformazione da nobile fuggitivo a leader di una rivolta popolare (c’è chi utilizza l’aggettivo nazionale, ma sarebbe scorretto oltre che anacronistico) che avrebbe cambiato per sempre le sorti del regno svedese.
La ribellione armata ebbe ufficialmente inizio nel 1521. La storiografia scandinava si riferisce all’episodio come “guerra di liberazione svedese” (“Befrielsekriget”). Sebbene si tratti di un evento fondante del sentimento patriottico svedese, non immaginiamoci numeri da capogiro. La cosiddetta armata ribelle unita sotto le insegne di Gustavo Vasa poteva contare, nel suo momento di massimo furore, su non più di poche migliaia di unità. Sebbene in inferiorità numerica, i primi battibecchi con gli uomini di Cristiano di Danimarca arrisero ai riottosi. Quest’ultimi scacciarono i danesi da città quali Västerås e Kopparberg. Entro la fine dell’anno il parlamento di Vadstena (che raccoglieva tutti i nobili svedesi avversi all’Unione di Kalmar) nominò il giovane Vasa hövitsman, ossia a comandante e reggente del Regno di Svezia. Fu un passo significativo verso la legittimazione del suo potere.
Le cose migliorarono per i ribelli svedesi nel 1522, quando la Lega Anseatica (e soprattutto Lubecca, con la quale Gustavo Vasa coltivava ottimi rapporti sin da tempi non sospetti) fece sentire il suo appoggio alla causa. Il 1523 finalmente vide realizzarsi il sogno di Gustavo e di chi come lui voleva affrancarsi dal dominio danese. Solo dopo un durissimo assedio, i ribelli espugnarono Stoccolma – ultima roccaforte di Cristiano II in territorio svedese – e poterono acclamare Gustavo Vasa nuovo re di Svezia col nome di Gustavo I.
Tutto questo mentre Cristiano II di Danimarca fuggiva altrove per non essere linciato in casa, visto il malcontento generato dalle sue politiche abbastanza avventate. Salì al potere in Danimarca lo zio di Cristiano, ovvero Federico di Holstein, che si mostrò lieto e propenso a firmare un trattato di pace con la Svezia che definisse una volta per tutte i rapporti tra i due regni. Si arrivò dunque al 24 agosto 1524, data del Trattato di Malmö. Non proprio il più roseo degli accordi per la Svezia, ma era comunque qualcosa da cui partire: il nuovo regno di Gustavo I Vasa nasceva monco, perché se da un lato la Danimarca-Norvegia riconosceva la sua indipendenza, dall’altra manteneva il controllo della Scania, di Blekinge e dell’isola di Gotland.
Quello tuttavia non era il tempo di rimuginare. Il re doveva consolidare la sua posizione e ristrutturare un regno dilaniato da anni di guerra. La Svezia che i modernisti ammirano nel primo Seicento sarà la piena ereditaria delle riforme volute da Gustavo Vasa. Tutto gli si può recriminare: che non fosse un uomo dal carattere semplice, che potesse apparire dispotico e poco incline al compromesso, ma Gustavo Vasa sapeva come muoversi in ambito politico, sociale ed economico.
Lo dimostrò con riforme essenziali, che delinearono la fisionomia della Svezia d’epoca moderna. Tra le tante, alcune furono centralissime ed è giusto citarle:
- Riforma dell’istituzione monarchica: la Svezia mutava da monarchia elettiva a monarchia ereditaria. Così facendo associò indissolubilmente il casato dei Vasa al regno per almeno un altro secolo e mezzo.
- Riforma fiscale-amministrativa: Gustavo centralizzò anche le funzioni amministrative, creando un governo più efficiente ed efficace. Introdusse un nuovo sistema di tassazione, che assicurò un flusso di entrate costante per la corona e ridusse l’onere finanziario per i contadini. Per mantenere il controllo, Gustavo istituì una rete di funzionari leali in tutto il paese, diminuendo l’influenza dei nobili locali.
- Riforma militare-navale: il re ambiva al totale controllo del Baltico e per farlo puntò tutto sulla marina. Nacque nel 1522 ma si perfezionò nei decenni a venire la Svenska marinen, la Marina svedese.
- Riforma religiosa: questa se vogliamo fu la più importante delle disposizioni volute dalla corona. Nobiltà e clero cattolico possedevano fin troppo potere; potere che Gustavo voleva contendere per rinforzare ancor di più lo stato. Fece quello che contemporaneamente stava escogitando Enrico VIII in Inghilterra: creò una chiesa nazionale in Svezia fondata su precetti riformisti e non cattolici. Il luteranesimo divenne religione di Stato e Roma non poté che accettare con amarezza il fatto compiuto.
Alle riforme sin qui descritte vanno aggiunte due cose al volo che Gustavo Vasa fece ma che non porteranno ad un riscontro immediato, bensì futuro. In primis fece sposare il suo primogenito con una Jagellone. Ciò avrebbe permesso ai Vasa l’unione personale delle corone svedese e polacco-lituana (dal 1587 al 1668). In seconda analisi, bisogna denotare l’espansionismo militare che favorì la Svezia a seguito della guerra vinta contro lo Zarato russo di Ivan IV. Contenzioso che portò sotto il dominio di Stoccolma quasi l’intera Finlandia.
Re Gustavo I Vasa morì nel 1560, trentasette anni dopo essersi accomodato sul trono di Svezia. Come detto anche nell’introduzione, non poche persone lo considerano ad oggi il più grande sovrano che la Svezia abbia mai avuto (perché non conoscono Carlo XI che cercò di far cavalcare ai suoi soldati gli alci…).
Bisogna anche riconoscere come tanto di ciò che è stato scritto sul suo conto non è propriamente attendibile. Il problema storiografico su Gustavo è una realtà e qualunque autore (serio) si accinga a trattare la questione porrà sempre le mani avanti esattamente su questo punto. E tuttavia alcuni meriti sono sotto la luce del sole, pressoché innegabili. Perché se il Regno di Svezia fu uno degli attori più influenti del secolo decimosettimo in larga parte lo dovrà ad un uomo che da ribelle divenne re e da re vestì i panni del padre della nazione.