“Miles christianus et januensis ergo mercator”, ovvero guerriero crociato e mercante. In essenza, Guglielmo Embriaco: l’uomo senza il quale la Prima Crociata si sarebbe conclusa ante tempus, per finire in partenza la scorta di latinismi. Il suo nome occupa un posto di rilievo nella storia medievale di Genova, lo testimonia senz’altro l’affresco sulla facciata di Palazzo San Giorgio, il terzo partendo sulla destra ad essere scrupolosi. Ma cosa fece esattamente il capostipite di una delle dinastie più fortunate e prospere della Superba repubblica per meritarsi tutte queste attenzioni? Semplice, espugnò “da solo” Gerusalemme.
L’anno da cui tutto origina è il 1095. Papa Urbano II convoca in terra gallica il Concilio di Clermont per sistemare delle questioni in sospeso con l’ecclesia transalpina ma durante il viaggio, più o meno all’altezza di Piacenza, lo intercettano dei messi bizantini. Il messaggio da recapitare è urgente: serve aiuto contro il turco che avanza in Anatolia, firmato cordialmente dal basileus Alessio Comneno. Bingo! Il pontefice può ricondurre il Santo Sepolcro sotto la sfera romana e al contempo diventare creditore di quell’imperatore che da neppure mezzo secolo si dichiarava scismatico. Indire una “crociata” (termine convenzionale, mai usato dai coevi che parlavano di pellegrinaggio) avrebbe inoltre fermato le gravose e lancinanti guerre feudali, riconducendo tutti all’attenzione per la Terra Santa, in mano agli infedeli seguaci di Maometto.
Se i signori di tutta Europa vollero dare fin da subito una mano, gli armatori, i proto-banchieri e i mercanti ne tesero due, di mani chiaramente. I primi a fiutare il potenziale economico di quell’impresa sì sacra, ma anche tanto remunerativa, furono gli italiani. Seguirono a ruota i marsigliesi, i catalani, poi provenzali e così via. Ecco che ci ricolleghiamo a quel furbacchione di Guglielmo Embriaco. Nei primi di giugno del 1099 signori e signorotti che in nome della croce avevano combattuto, perso la vita, sofferto fame, sete e stanchezza, ora si ritrovavano dinnanzi le possenti mura di Gerusalemme. Ma come? La città santa per antonomasia ha una cinta muraria? A quanto pare l’evidenza colse di sorpresa i crociati, privi di qualsivoglia struttura rialzata anche detta “torre d’assedio“.
Ehi, nessun problema! Qualche chilometro più ad ovest erano stanziati i genovesi che in cambio del denaro sonante trasportarono nell’accampamento crociato viveri e bevande, oltre al legno racimolato dallo smantellamento di un’intera nave. Embriaco ordinò ai suoi carpentieri, mastri del mestiere e in quel momento salvatori della spedizione, di costruire delle alte torri d’assedio. Detto, fatto. Il 15 luglio Goffredo da Buglione e Tancredi d’Altavilla poterono dirsi vittoriosi a Gerusalemme. Il comandante genovese, unico plebeo in un miscuglio eterogeneo di baroni, marchesi, conti e principi, fu uno degli artefici di quella conquista. La cristianità allora ripagò Embriaco, con glorificazioni e sermoni, ma anche con qualche concessione territoriale e non pochi soldi. Male non facevano d’altronde.
Le gesta di Guglielmo Embriaco, presto detto testadimaglio per la sua robustezza e le innate capacità belliche, anticiparono l’avvento della componente mercantile pisana. Quest’ultimi giunsero per replicare il successo commerciale ligure. Vi riuscirono in parte (anche perché dalla loro avevano Daiberto, vescovo di Pisa e legato pontificio in Terra Santa). Non per questo i genovesi smisero di capitalizzare sul litorale levantino, anzi. Forte di una flotta composita e ben armata, Embriaco rese formale quello che poco tempo prima appariva ostico. La logistica genovese garantì ai crociati la presa di Arsuf, Cesarea, Acri, Beirut, Tripoli.
Nel 1101 si esaurì il compito di Guglielmo, il quale tornò a Genova. Lo fece da console, non più da miles o mercator. In veste di patrizio gli si riconosce la paternità della Compagnia Communis (nome che vi dirà qualcosa se avete letto l’articolo sulla rocambolesca storia tra la Corsica e il Banco di San Giorgio) e la signoria d’oltremare a Byblos. Nell’antica città (forse la più antica del Mediterraneo!) gli Embriaci detennero il potere come signori di Gibelletto per quasi due secoli, dovendo infine abbandonarla “pacificamente” nel 1302.