Quasi “nascosti in bella vista”, i due protagonisti della vicenda di oggi aspettavano da secoli di ritornare ai loro antichi splendori. Stiamo parlando di un’eccezionale scoperta nel Parco Archeologico del Colosseo: una Domus (di cui si è parlato in un altro articolo) ed uno splendido mosaico di età tardo-repubblicana. Andiamo a vedere più da vicino oggi l’opera d’arte millenaria.
Quello che gli studiosi definiscono “un’opera d’arte senza altri termini di paragone”, è, in termini tecnici, un mosaico “rustico“. Mosaici così articolati e antichi nello stesso tempo è difficile trovarli. Risale all’ultimo periodo del II secolo a.C., ovvero ad oltre 2.100 anni fa e, tramite l’abile alternarsi di conchiglie, pietre, pezzi di marmo ed altri materiali, rappresenta diverse scene di una bellezza più unica che rara.
Pare che, originariamente, il mosaico in questione ricoprisse ben 2 pareti della stanza da pranzo (anch’essa splendida) in cui è ubicato. I successivi lavori di costruzione e modifica della Domus eliminarono una parte dell’opera. Elemento caratteristico subito riscontrabile è la divisione in 4 edicole della scenografia, tipica delle opere teatrali greche.
Questa divisione si nota grazie alla separazione data da rappresentazioni di vasi con acqua straripante o fiori di loto. Ben visibile è anche l’immagine di una città fortificata da mura che fa pensare che la casa potesse appartenere ad un conquistatore o amministratore di un territorio del nascente impero.
Di questa persona, di cui non sappiamo ancora l’identità precisa, ci viene fornita un’altra importante informazione. Probabilmente riportò una duplice vittoria, terrestre e navale. Nelle varie edicole infatti si possono notare: le prue di navi con un tridente, timoni con alcuni triremi ed altre armi celtiche. Tra queste ultime possiamo distinguere con chiarezza: spade, scudi, punte di freccia ed un elmo.
In chiusura merita una sottolineatura anche il lavoro capillare e poliedrico di preparazione. I vetri utilizzati ricevettero infatti diversi tipi di lavorazione a caldo differente, fra cui la tecnica Millefiori. Tutti questi elementi rendono l’opera artistica in questione più unica che rara, offrendo a Roma l’ennesimo patrimonio da salvaguardare e far conoscere.