Negli annali della storia il Primo Impero Bulgaro si distingue come un’accattivante cronaca di ascesa, resilienza, conquista e declino finale. Semplice riassumere così un’entità “statale” che dal 681 al 1018 dominò un territorio che dalle sponde del Mar Nero andava a quelle dell’Adriatico. Un regno che non fu certo stabile nella sua sopravvivenza plurisecolare, ma che fu croce e delizia per la vicina Bisanzio. Senza scadere nella scrupolosità, esaminerò i neppure quattro secoli di vita di questo Stato medievale con il dichiarato intento di rendere nota una vicenda altrimenti trascurata dalla storia convenzionale. Semplifico: mi piacerebbe instillare in voi il germe della curiosità, mostrandovi la strada dell’approfondimento autonomo. Iniziamo.
Partiamo dall’aggettivo “bulgaro” chiedendoci tutti assieme appassionatamente: chi erano? Prima dell’unione, questi bulgari erano un gruppo di tribù turciche, contraddistinti da elementi iranici, talvolta in guerra tra di loro e ognuno con i propri interessi territoriali. Intorno al II secolo d.C. emigrarono dall’Asia centrale fino al Caucaso, dove si insediarono sotto l’egida del Khaganato turco occidentale. Ivi le tribù proto-bulgare si riunirono sotto la figura del khan Kubrat. Egli diede vita alla cosiddetta “Grande Bulgaria” che però durò poco a causa di pressioni esterne inevitabilmente dissolutrici. Una delle tribù costituenti, guidata dal khan Asparuh, mosse verso occidente durante la seconda metà del VII secolo, sedimentandosi nell’attuale Bessarabia. Dopo importanti vittorie militari contro i bizantini e la conseguente conquista di Mesia e Dobrugia, nacque nel 681 il Primo Impero Bulgaro.
Il tempismo fu perfetto. Asparuh, figlio del valoroso Kubrat, approfittò dello scompiglio politico e militare di Costantinopoli per razziare i territori romani oltre il Danubio. Alla corte costantinopolitana tra intrighi e giochi di potere, Eraclio decise di stringere un accordo con i travolgenti bulgari: tributi in cambio di una tregua. La strategia, per quanto propositiva, non resse all’urto dei musulmani guidati dal genio bellico di Tariq ibn Ziyad, che nel 717 riuscì comunque a mettere mano su Bisanzio. In tutto ciò l’impero bulgaro fu un valido alleato per i romei, partecipando a battaglie e limitando i danni per quanto possibile.
Fino alla metà del VIII secolo, il Primo Impero Bulgaro riuscì tutto sommato a consolidare i propri confini e a respingere invasioni delle popolazioni slave da nord. L’influenza culturale dell’impero bizantino è indubbia e ne è la più esplicita prova l’adozione del cristianesimo come religione del regno nel 864. Tuttavia le uniche fonti a narrarci l’evoluzione politica dei bulgari sono ovviamente di origine bizantina, ragion per cui parte delle vicende storiche successive non sono trattate con imparzialità. Con la dissoluzione del Khaganato Avaro, i bulgari si impossessarono della Pannonia, estendendo ancor di più verso ovest il dominio. Durante questi anni la Bulgaria del sovrano Krum (primo della sua dinastia) vide con maggiore frequenza l’inserimento di slavi nelle cariche di potere. Inoltre si assistette ad un generico decentramento dell’amministrazione, favorendo i governi locali.
Con l’avvento del X secolo, il potente Impero Bulgaro riuscì in due obiettivi: tenere ancora a bada le popolazioni semi-nomadi che da nord e da ovest premevano sul confine e sconfiggere ancora una volta i alleati/nemici bizantini a sud-ovest. L’evoluzione di queste due direttrici portò l’impero, sotto il regno dello zar Simeone il Grande, al suo apogeo (visibile nella cartina qui sopra). Ora vorrei fosse chiaro un singolo aspetto: in questo esatto momento storico l’Impero Bulgaro è uno dei più importanti stati in Europa, con cui molti devono fare i conti (e fidatevi, non è cosa facile). A testimoniare tale grandiosità ci pensano, ancora oggi, le vestigia dell’antica capitale Preslav. Una città fiorente dal punto di vista culturale, religioso (si riconosceva al tempo il patriarcato bulgaro) e commerciale.
Ma questa Bulgaria, crocevia fondamentale dell’Europa centro-orientale, aveva le ore contate. L’autorità centrale, funzionante oltre misura sotto lo zar Simeone, si sgretolò dinnanzi ai “colpi di coda” delle varie élite desiderose di potere. E si sa, problemi interni portano a problemi esterni. Ironia della sorte, ne approfittò proprio Bisanzio – giocandosi la carta “vendetta” acquisita qualche secolo prima. Il basileus Basilio II assestò il colpo di grazia nel 1018, conquistando la capitale Preslav e ponendo fine a quell’immenso dominio che per quasi quattro secoli spadroneggiò nell’area senza rivali. Il popolo bulgaro però mantenne un’identità autonoma, che servirà qualche secolo più tardi, a dare vita ad una seconda esperienza imperiale. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.