L’Europa dei primi due secoli d’età moderna venne investita da un’ansia soteriologica e teologica, e non vennero risparmiate nemmeno quelle presenze giudicate “invisibili“. Si parla dei bambini e degli adolescenti che risentirono dell’irrigidirsi della geometria della salvezza post tridentina. Una delle questioni apertesi riguardava proprio i battesimi sui neonati e la loro liceità.
Dopo lunghe discussioni il Concilio di Trento decretò in merito al battesimo una sostanziale continuità tra bambino e adulto. Ciò comportava che l’unico mezzo per la salvezza era il battesimo: non riceverlo portava alla condanna eterna indistintamente dall’età del soggetto. La riconfigurazione dell’ortodossia cattolica aveva comportato un aumento dell’ansia relativa alla salvezza delle anime, in particolar modo per quelle dei neonati.
In epoca moderna il tasso di mortalità infantile era estremamente alto: la religiosità popolare ne risentiva eccome. Questo accadde all’interno dell’Europa cattolica e al di fuori dei suoi confini, in quelle zone di frontiera frequentate dai missionari. Ne scaturisce un dibattito che ha in realtà radici più antiche all’interno delle gerarchie ecclesiastiche. Sono gli stessi missionari a interrogarsi sulla giusta prassi da tenere: impartire il battesimo anche inconsapevolmente?
Nei luoghi delle missioni extraeuropee sono in alcuni casi gli stessi genitori a chiedere di battezzare i figli per via delle proprietà mistiche e mediche che questo aveva. Infatti il battesimo era caratterizzato da una certa indeterminatezza; si posizionava tra rito, medicina e magia.
Quando un neonato si ammalava, quindi, ci si rivolgeva ad un missionario che spesso penetrava in comunità chiuse proprio fingendosi un medico. Una strada che lasciava Roma perplessa ma che mai condannò. Anzi spesso il dibattito si risolveva attorno alla massima impartita da Tommaso d’Aquino: egli disapprovava i battesimi senza il consenso dei genitori.
L’indicazione da seguire era però che nel caso di temuta o imminente morte del neonato era consentito battezzarlo a patto che crescesse in una famiglia cristiana. Il dibattito non si esaurì in età moderna ma si protrasse e quelle stesse condizioni resero possibile il caso Mortara del 1858.