Non esiste mica solo la maledizione di Tutankhamon, eh? Per esempio, abbiamo anche la leggendaria maledizione della Città del Dio Scimmia, la perduta città di La Ciudad Blanca (Città Bianca). Si tratta di un’antica cittadina nel bel mezzo della giungla dell’Honduras. La leggenda narra che gli dei avessero maledetto la città e i loro abitanti con una malattia che faceva perdere loro la faccia. Stessa sorte rischiarono gli esploratori che scoprirono i resti della città. Ma non c’era nessuna maledizione, solo un parassita.
La maledizione/parassita della Città del Dio Scimmia
La Città del Dio Scimmia è una città leggendaria che si diceva sorgesse nella foresta pluviale di Mosquitia, nell’Honduras orientale. Già il conquistador spagnolo Hernan Cortés aveva riferito di informazioni “affidabili” sull’esistenza di queste antiche rovine, ma non le localizzò mai.
Nel 1927, poi, il pilota Charles Lindbergh, riferì di aver visto dei monumenti costruiti in pietra bianca mentre sorvolava l’Honduras orientale. Così negli anni Trenta iniziarono a circolare voci su un luogo chiamato Città del Dio Scimmia, la Ciudad Blanca. Nel 1939, l’esploratore e avventuriero Theodore Morde affermò non solo di averla trovata, ma anche di aver riportato migliaia di reperti negli Stati Uniti.
Secondo Morde, gli indigeni gli avevano spiegato che lì era sepolta la statua gigante di una divinità scimmiesca. Ma Morde non rivelò mai l’ubicazione esatta della sua scoperta perché temeva il saccheggio del sito. Probabilmente pensava di ritornarci per effettuare scavi più approfonditi, solo che morì prima di riuscirci.
Come da prassi, la zona in cui sorgeva la Ciudad Blanca era circondata da leggende e maledizioni. Ignorandole del tutto, l’autore americano Douglas Preston e un gruppo di esploratori/archeologi, nel 2015 si sono lanciati alla ricerca della città perduta.
E fra un serpente velenoso e l’altro, in mezzo alle fitte foglie della foresta pluviale, effettivamente l’hanno trovata. Solo che hanno trovato anche altro. Poco dopo il ritrovamento, infatti, hanno contratto una malattia pericolosa e mortale: la Leishmaniosi.
Breve interludio veterinario: la Leishmaniosi che abbiamo qui in Italia appartiene a una specie diversa. In Italia abbiamo la Leishmania infantum, protozoo responsabile della leishmaniosi canina. Il bersaglio principale è il cane e solo occasionalmente l’uomo può essere colpito. Ma non essendo noi gli ospiti preferenziali per questo tipo di Leishmaniosi, non sviluppiamo gli stessi sintomi del cane e siamo resistenti all’infezione.
Diverso il caso, invece, dei paesi tropicali. Lì sono presenti altri ceppi specifici per l’uomo che possono causare patologie gravi e mortali. Fine dell’interludio veterinario.
Preston ha parlato dei sintomi sviluppati al National Post. Il parassita migra verso le mucose di bocca e naso, divorandone i tessuti. Il naso e le labbra finiscono col cadere e il viso diventa una gigantesca piaga aperta. Preston ovviamente non crede nella maledizione: si tratta di una malattia tipica della zona.
Questa è un po’ la storia della maledizione di Tutankhamon: non esiste, si tratta solo di una leggenda.
Fra le rovine gli esploratori, oltre alla Leishmania, hanno trovato anche diversi reperti, tutti risalenti al 1000-1500d.C. Il che ci sta visto che gli abitanti abbandonarono la zona nel XVI secolo, convinti di essere stati maledetti dai loro dei.
Fra i reperti figuravano anche statue, vassoi e un trono. Secondo Preston ci sono altri segreti nascosti fra le rovine della città, ma visto che ha quasi perso la faccia e la vita, non ha molta fretta di tornare indietro e continuare gli scavi. Questo perché è “semplicemente troppo pericoloso”.
Considerate che non solo lui, ma più della metà dei partecipanti all’esplorazione ha iniziato a mostrare i sintomi della malattia mesi dopo il viaggio. Tutti hanno dovuto sottoporsi a cure pesanti ed estenuanti per evitare di perdere parti del viso.