Missione riuscita per gli archeologi ed esperti del Dipartimento di Antropologia della Texas A&M University: sono riusciti a salvare un cannone in bronzo di Alamo che si stava tutto ricoprendo di una strana sostanza. Dopo aver ideato un’apposita soluzione acida, ecco che il cannone è stato riportato all’antico splendore.
Salvo il cannone di Alamo ricoperto da una strana sostanza
Il cannone in questione è un quattro libbre in bronzo fuso. Usato nel corso di diverse battaglie, fra cui quella di Medina del 1813, quella di Concepcion del 1835 e quella di Alamo del 1836, ecco che di recente era stato vittima dell’aggressione di una strana sostanza bianca e gessosa che cresceva sulla sua superficie.
Su nessun altro cannone in bronzo finora era mai cresciuta una sostanza simile. Il dott. Christopher Dostal, professore associato di Antropologia presso l’ateneo, ha spiegato che hanno passato più di un anno e mezzo a cercare di capire il perché della proliferazione di quella sostanza.
I ricercatori hanno ipotizzato che potrebbe trattarsi di un sottoprodotto delle sostanze chimiche usate nel 2008 e nel 2019 per preservare il cannone. Questo perché la sostanza misteriosa è un precipitato di quelle sostanze chimiche.
Una volta scoperta la natura della sostanza, i ricercatori hanno dovuto ideare una soluzione per rimuoverla. Così hanno creato una soluzione diluita di acido formico: grazie a essa sono riusciti a rimuovere in maniera efficace i depositi gessosi dalla superficie del cannone, senza danneggiare il metallo sottostante.
La soluzione in questione è stata applicata sia dentro che fuori il cannone, usando una pallina da tennis inastata su un bastone.
La cosa veramente carina, però, è che il lavoro del team sul cannone è avvenuto durante i normali orari di apertura del museo in cui il cannone è esposto. Così i visitatori, fra cui molti gruppi scolastici, hanno potuto osservare in diretta il lavoro di recupero.
Il che è una tendenza abbastanza attuale: durante una recente visita al Palazzo Reale di Torino, infatti, in una delle stanze erano al lavoro restauratori e ricercatori, in modo che il loro lavoro fosse ben visibile anche dai visitatori. Un’idea interessante, tuttavia bisognerebbe chiedere ai restauratori cosa ne pensino di dover lavorare sotto gli occhi dei curiosi.
Anche se, così facendo, possono mostrare effettivamente al pubblico quanto lavoro ci sia dietro a questo mestiere.