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Gli archeologi riportano alla luce la Stonehenge dei Paesi Bassi

Gli archeologi riportano alla luce la “Stonehenge dei Paesi Bassi”

Grande scoperta a pochi chilometri da Tiel, città olandese di 41.000 abitanti circa. Gli archeologi hanno riportato alla luce quella che a tutti gli effetti sembra essere la “Stonehenge dei Paesi Bassi“. Si tratta di un sito religioso contraddistinto da un grande tumulo funerario che in passato, ossia 4.000 e più anni fa, doveva fungere da calendario solare.

Il tumulo in questione – luogo di riposo plurimillenario per 60 individui, tra donne, uomini e bambini – contiene al suo interno diversi passaggi e strettoie. Gli addetti ai lavori non hanno liberato ogni singolo passaggio, nel timore di inasprire l’instabilità strutturale del complesso. Tuttavia dai fori analizzati si intuisce la loro funzionalità in relazione al transito dei raggi solari nei giorni più lunghi o corti dell’anno. La stessa città di Tiel, tramite canali social, ha festeggiato la notizia della scoperta, rimarcando però il contesto in cui essa è avvenuta.

Gli scavi che hanno condotto al ritrovamento della cosiddetta “Stonehenge dei Paesi Bassi” rientrano in realtà in una serie di operazioni preventive volte all’edificazione (per il momento in fase di stallo) di un complesso industriale secondario, collegato alla preesistente zona industriale di Tiel. Il portavoce del Ministero dell’istruzione, della cultura e della scienza ha rilasciato importanti commenti sulla vicenda. Egli ha sottolineato come quello di Tiel sia il primo sito, di questa grandezza e rilevanza storica, ad essere stato scoperto nei Paesi Bassi.

Sebbene un presentimento su cosa si nascondesse non lontano dalle rive del fiume Waal fosse vivido già dal 2017, solo ora il sito sacro si è mostrato in tutta la sua magnificenza. Nel frattempo le ricerche proseguono anche in sede di laboratorio. Analisi approfondite sulla diversa colorazione e consistenza dell’argilla testimoniano tre differenti “fasi costruttive” inerenti il tumulo centrale. Gli antichi abitanti del luogo perfezionarono quindi la struttura in tre momenti distanti tra loro, cronologicamente parlando. La struttura ha un diametro di 20 metri. Il tumulo era in grado di determinare, grazie ai già citati passaggi, giorni e festività importanti per la comunità locale. Un esempio sono le feste del raccolto tra fine settembre e primi d’ottobre.

Ovviamente l’indagine archeologica non si è fermata alla sola caratteristica strutturale del sito. Le tombe sono ancora adesso oggetto d’analisi. Gli esperti accorsi sul posto si sono resi protagonisti di un’altra – e questa volta è proprio il caso di dirlo – inaspettata scoperta: una perla ornamentale d’origine mesopotamica risalente al III millennio a.C.

Il ricercatore Cristian van der Linde, responsabile del team interdisciplinare attivo sul sito, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni: “Una magnifica perla che ha percorso una distanza di circa 5.000 km cinque millenni fa. Il vetro non veniva prodotto qui, quindi la perla doveva essere un oggetto spettacolare perché per la gente di allora era un materiale sconosciuto. La rotta commerciale che ha permesso all’oggetto di giungere fin qui è a noi poco nota… Eppure sapere come esistesse un sistema di scambi su lunga gittata già all’epoca è a dir poco sensazionale”.