L’uomo moderno si è reso conto che la sua controparte antica sorprendentemente non vedeva il colore blu. Ciò accade nel 1858 quando William Gladstone, futuro primo ministro britannico, legge l’Odissea di Omero. L’attenzione di Gladstone si sofferma sulle parole che l’antico poeta utilizza per descrivere il mare, della stessa tonalità del “vino annerito”. Ma come? Il mare non è blu per antonomasia? Un po’ come il cielo d’altronde…
Pensando di aver trovato un errore di battitura, Gladstone cerca la parola blu in tutta l’Odissea. Il risultato è sbalorditivo: mentre ci sono all’incirca 200 menzioni per il bianco, una centinaia sul nero, il blu non viene mai nominato. Il filologo tedesco Lazarus Geiger, consapevole del lavoro di Gladstone, esegue la stessa operazione ma su uno spettro di testi più ampio. Sotto la lente d’ingrandimento finiscono il Corano, le saghe norrene, testi induisti, scritti folkloristici cinesi e anche un’antica versione della Bibbia.
In questi testi la tematica “cielo” è una costante, eppure tra svariate descrizioni dal carattere prosaico non indifferente, nessuno sembra voler dire che sopra di noi si staglia uno specchio di colore blu. Cosa significa tutto ciò? Davvero nell’antichità non si vedeva il blu? La risposta in realtà è semplice, ma non per questo meno sbalorditiva.
Gli antichi vedevano il blu, solo che per loro non era blu. Eh sì, quello che per noi è il colore del cielo, del mare, di una maglietta o di un muro nel vostro ufficio, per gli antichi non era altro che una varietà del verde, del bianco o anche del nero (dipende dalla cultura di riferimento).
Interessante constatare un’altra ricerca del già citato Geiger. Lo studioso afferma come i primi colori ad apparire nel linguaggio comune degli antichi siano stati il bianco e il nero – luce e tenebre – seguiti dal rosso e poi dal giallo e dal verde. Il blu, ancora una volta, è l’ultimo della fila. I primi a dare la giusta risonanza al colore furono gli Egizi, non a caso grazie a loro esiste il “blu egiziano”.
Essi producevano il blu con i rarissimi lapislazzuli, ragion per cui fu un colore dal prestigio notevole. Per gli antichi costruttori di piramidi il blu era sì il colore del mare e del cielo, ma anche dell’universo, della fertilità, del sacro Nilo. Ricordate la sfida del vestito bianco/oro o blu/nero? Ecco, sappiamo già di che colore l’avrebbe visto un antico…