Il miele arabo vi dice qualcosa? Magari no, eppure esattamente due millenni fa Strabone elogiava il miele come uno dei prodotto più importanti e rinomati dell’Arabia Felix. La consuetudine, oggi come allora, è rimasta pressoché invariata. Emblema di tutto ciò sono gli alveari di Maysan, definiti dagli studiosi “un mirabile esempio di ingegneria ambientale”.
Annidati nella maestosa catena montuosa del Sarawat, nell’Arabia Saudita sud-occidentale, gli antichi alveari del governatorato di Maysan sono la più fulgida testimonianza di una tradizione millenaria, improntata sull’apicoltura e l’annessa produzione di miele. 1.200 sono gli alveari ancora attivi, nonostante gli abitanti del villaggio di Kharfi, a sud del grande centro urbano di Ta’if, appaiano più come un lontano ricordo che una concreta e presente realtà.
Generazioni e generazioni di abitanti locali hanno sviluppato sofisticati canali per l’acqua, eretto imponenti granai e costruito enormi alveari in pietra. Essi hanno persino dato vita ad un intricato sistema di terrazzamenti agricoli, in grado di sostenere un’altrimenti proibitiva frutticoltura sulle cime delle montagne e nelle valli scoscese. Non è di secondaria importanza il paesaggio che si staglia attorno gli apiari del Maysan. Si possono ammirare le succitate terrazze agricole, le aree preposte all’allevamento, addirittura delle strutture difensive. Anch’esse vestigia di un tempo ormai trascorso, nel quale vive la memoria del villaggio di Kharfi.
Gli alveari di Maysan venivano tramandati nel tempo e restavano sempre proprietà della stessa famiglia. Geometricamente allineati lungo terrazze curve su un ripido pendio, le arnie presentano un design che definirei notevole e inaspettato. Così come è notevole e altrettanto funzionale la struttura interna degli alveari, invariata da più di mille anni. Massi e solide colonne rinforzano favi e pavimenti, costruiti con grandi pietre e posizionate tra loro vicine. Una simile disposizione aveva – anche se l’imperfetto può tranquillamente essere sostituito dal presente – come fine ultimo la massimizzazione degli spazi e dell’efficienza del sito.
Persino la scelta di costruire gli alveari su più livelli ha una propria ragion d’essere. Questa ripartizione in senso verticale ha consentito una migliore conservazione del miele. Non guasta ricordarlo: un tempo il miele rivestiva la più preziosa forma di sostentamento per gli abitanti del villaggio. La stessa fortezza che si sviluppa per circa 20 metri in altezza e al culmine della quale spicca una torre d’avvistamento, assolveva a compiti difensivi garanti della produzione di miele.
Nonostante l’indubbia lontananza e il loro parziale anonimato, gli alveari di Maysan sono davvero un gioiello dell’ingegneria ambientale. A riprova di ciò, concludo col dire che gli antichi e storici alveari, in funzione da più di un millennio, sono al momento nella lista provvisoria dei patrimoni dell’umanità UNESCO.