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Gli abiti delle donne del Rinascimento

Gli abiti delle donne del Rinascimento

L’esibizione del lusso che si manifesta intorno al Quattrocento in Italia è senza eguali, ma di certo non fu un fenomeno circoscritto. La produzione di tessuti di altro valore, la realizzazione di abiti sfavillanti, il raggiungimento di un apice stilistico (tanto nella “moda” quanto nel design a tutto tondo del tempo) fu un qualcosa di precedente al Rinascimento nostrano.

Gli abiti delle donne del Rinascimento

I vestiti prodotti con le stoffe più pregiate e con le tecniche più raffinate non erano apprezzati solo per la loro bellezza ma in quanto testimonianza esplicita della posizione sociale di chi lo possedeva. Esibizionismo – sosterrebbe qualcuno – ma dai connotati politici, per l’appunto sociali, e talvolta economici. Vestire bene significava essere tipo da corte, un ingranaggio dell’ambiente elitario cittadino.

Tra le tecniche utilizzate per lavorare i tessuti di cui si è conservato traccia e di cui rimangono esempi presso i musei, riguardano la tessitura e la tintura. Anche i dipinti regalano dettagliate rappresentazioni e informazioni preziose. Ma una fonte particolare sono i carteggi delle élites italiche, proprio come quello tra Isabella d’Este e Ludovico il Moro.

abiti,  abito giovanna degli albizi

Il 20 settembre 1492 la marchesa di Mantova scriveva infatti al cognato di ritorno dalla visita ad un mercante di tessuti. Nella lettera Isabella parlava di una stoffa sulla quale era ricamata una delle imprese personali del Moro: le due torri di Genova. Così Ludovico che aveva già fatto fare a sua moglie una camora, regalò quindici braccia di quella stessa stoffa alla cognata.

Di fatto in età moderna l’abbigliamento era una sorta di patente, solo in quest’ottica diviene chiaro quanto cruciale fosse fare sfarzo di tessuti. Commissionare un abito con stoffe preziose per lo più attaccate al corpetto per farne mostra, tinteggiate e lavorate finemente, divenne fonte di grande dispendio.

abito, abito di lucrezia panciatichi

Non a caso durante il Cinquecento si emanano le leggi suntuarie nel tentativo di limitare le spese e di istituire perciò uno strumento di controllo sociale. Queste prevedevano quali stoffe utilizzare, quali ornamenti usare specificandone la quantità. Tra perle, pietre da indossare al collo o sui capelli e decori delle maniche degli abiti, la moda del tempo rimaneva fonte di visibilio.