Girolamo Savonarola era un frate domenicano di origine ferrarese. Nel 1482 arrivò per la prima volta a Firenze, ma le sue prediche riscossero scarso successo. Pare, infatti, che più che riflettere sulle sue parole i fiorentini si concentrassero di più sul suo bizzarro accento. Nel 1489 Lorenzo de’ Medici lo richiamò in città, ma non sapeva che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi nemici politici. Ottenne la nomina di priore del convento di San Marco, diventando presto noto per le sue appassionate prediche in cui denunciava la corruzione della Chiesa. Sostenne la necessità di una riforma morale e religiosa.
Nel 1492 morì Lorenzo il Magnifico e due anni dopo i Medici lasciarono Firenze. Fu in questo momento che Girolamo Savonarola acquisì un forte potere politico, arrivando in poco tempo a dominare la scena fiorentina. Il frate inasprì la sua polemica contro gli eccessi della società contemporanea, entrando anche in conflitto con il Papa, Alessandro VI Borgia. Questo lo rese fortemente inviso ai centri di potere esterni a Firenze, oltre che alla fazione cittadina filomedicea.
Nel 1498 infatti il frate insieme ad alcuni suoi fedelissimi venne catturato. Savonarola, Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi subirono delle violente torture prima di essere condannati a morte. I tre subirono l’impiccagione in Piazza della Signoria e i loro corpi bruciati. Ma il frate non aveva solamente molti nemici, in molti a Firenze sostenevano le politiche rigoriste dell’uomo. Quindi, il nuovo governo di Firenze, per evitare che qualche fedele potesse raccogliere le ceneri le disperse nell’Arno.
Con il tempo i fiorentini riabilitarono la memoria del frate, dedicandogli piazze e statue. Un esempio di questo può essere la Cerimonia fiorita. Infatti, la mattina seguente all’esecuzione i fiorentini trovarono Piazza della Signoria completamente ricoperta di fiori. Il 23 maggio di ogni anno un corteo arriva in Piazza, le autorità depongono una corona di fiori sulla lapide che ricorda il frate ferrarese.