Giovanna d’Arco, eroina francese venerata dalla Chiesa Cattolica, è protagonista di una storia fatta di guerra, nazionalismo, misticismo e fede. Questa ragazza è tanto famosa quanto le imprese militari di cui fu protagonista. Ma come mai una giovane tanto centrale nella storia della fede cattolica ha subito un processo per eresia e successivamente una condanna al rogo? Questo potrebbe ragionevolmente sembrare un controsenso, proprio per questo ci concentreremo sulle cause, strettamente politiche, che hanno portato al processo a suo carico e alla condanna a morte sul rogo.
Sulla sua vita siamo molto ben informati, un caso più unico che raro nella storia più antica quando si parla di donne. Questo ci indica che già da quando era in vita la giovane ragazza si considerò fin da subito come una persona fuori dal comune. Siamo informati anche grazie alla documentazione giudiziaria.
Il contesto in cui visse fu la guerra dei cent’anni (1337-1453), combattuta tra Francia ed Inghilterra. Il regno di Francia, in particolare, si trovava in un momento critico, proprio per questo le gesta di Giovanna d’Arco hanno lasciato un segno tanto profondo nella storia di questo popolo.
Durante una campagna per difendere la città di Compiègne la pulzella cadde vittima di un’imboscata, prigioniera per mano di Jean de Luxembourg, un nobile filo-borgognone. La donna finì tra le mani degli inglesi, tra i quali dovette subire un trattamento da prigioniero di guerra. L’Inghilterra chiedeva a gran voce una sua condanna. Il processo ebbe poco a che fare con la fede e si portò avanti principalmente per ragioni politiche. Basti pensare che per molto tempo Giovanna non ebbe un capo d’accusa ufficiale. Il processo si rivelò lungo e complesso, nonostante questo la ragazza affrontò le varie fasi con scaltrezza e prontezza. Ma questo non le fu sufficiente: sarebbe stata dichiarata eretica e bruciata sul rogo, a soli 19 anni.