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Gatti di bordo, i migliori amici dei marinai

Gatti di bordo, i migliori amici dei marinai

Fin dai tempi più antichi, imbarcazioni di ogni forma, tipo e provenienza hanno ospitato dei felini. Il loro ruolo all’interno della quotidianità marinara era tutt’altro che secondario. Fornivano supporto morale con la loro semplice presenza nei momenti più complicati del viaggio; ripulivano la nave dai roditori e in generale da ogni parassita potenzialmente dannoso per l’equipaggio o per la componentistica stessa. Il loro spiccato senso dell’adattamento non faceva pesare la lontananza della terraferma. Noti ai più come gatti di bordo, essi rappresentarono a lungo una parte integrante della vita marinaresca mondiale. E se pensate che la loro storia sia relativamente moderna, vi sbagliate di grosso. Qui parliamo di una tradizione plurimillenaria, riscontrabile addirittura nella civiltà degli Egizi.

Gatti di bordo, i migliori amici dei marinai

Le prime testimonianze scritte sulla presenza di piccoli felini risalgono all’Antico Egitto. I navigatori sudditi del faraone compresero per primi l’importanza di avere un gatto a bordo. Quest’ultimi contrastavano i roditori che a loro volta, se lasciati impuniti, potevano danneggiare irrimediabilmente le scorte a bordo, così come funi e vele. Sembra anche che gli Egizi si avvalessero dei gatti di bordo anche sulle rive del Nilo, soprattutto per cacciare gli uccelli presenti nelle aree verdi circostanti.

Gatti di bordo Egitto

Studi condotti nella scorsa decade hanno dimostrato, attraverso l’analisi del DNA mitocondriale, che la diffusione dei gatti nel settentrione africano sia stato agevolato dalle rotte commerciali marittime che legavano l’Egitto ai vari regni meridionali, proseguendo fino all’estremità sud del Mar Rosso e della penisola araba.

Dall’Antico Egitto spostiamoci a nord, molto più a nord. La consuetudine di tenere gatti a bordo delle imbarcazioni sopravvisse nei secoli e non fu una peculiarità specificamente “mediterranea”. Le popolazioni scandinave ebbero la medesima familiarità con l’usanza dei gatti di bordo fra VIII e XI secolo. Esistono alcune saghe norrene che si soffermano, seppur brevemente, sull’utilizzo dei gatti nelle drekar (tradizionali imbarcazioni vichinghe utili tanto in ambito militare quanto in quello esplorativo-commerciale). Felini rigorosamente di razza norvegese, ecotipo scandinavo che si ritiene si sia evoluto proprio grazie alle navi vichinghe in costante navigazione.

Gatti di bordo Vichinghi

Poi arrivò il periodo delle prime esplorazioni transoceaniche tra XV e XVI secolo e la storia dei gatti di bordo conobbe una sostanziosa evoluzione. Fu questa specifica tendenza a garantire al gatto domestico la diffusione in quasi tutto il mondo. La ragione, che risulta essere facilmente intuibile, traeva la sua origine non da una consuetudine radicata nel tempo e trasmessa oralmente, ma da un vero e proprio trattato di diritto commerciale marittimo: il Consolato del mare (Consolat de mar), la cui editio princeps in lingua catalana fu pubblicata a Barcellona nel 1484.

Il trattato predisponeva che il comandante di ogni nave si dotasse di uno o più gatti per far fronte alla minaccia dei topi. Nel Consolato del mare – che per la cronaca è rimasto in vigore fino a Ottocento inoltrato – si aggiungeva come, nel caso in cui uno o più gatti fossero periti durante il viaggio, sarebbe stato obbligo del capitano rimpiazzarli con altri simili al primo porto d’approdo. Se ciò non fosse accaduto, il capitano avrebbe risposto personalmente di ogni avaria causata dai roditori.

Gatti di bordo cannone

Risale a quell’epoca un incidente navale di cui si ha contezza solo dal 1996. Infatti neppure trent’anni fa gli archeologi recuperavano al largo del Vietnam centrale una giunca cinese trasportante ceramica e porcellana. Nel mercantile affondato intorno alla metà del XV secolo nel Mar Cinese Meridionale gli esperti hanno rinvenuto ossa di roditori e il cranio di un felino. Questa al momento è la più antica traccia archeologica inerente i gatti di bordo.

Gatti di bordo documento

Giungendo in epoche a noi prossime, si può evincere come la tradizione marinaresca otto-novecentesca (scusate la rima) abbia mantenuto saldo il legame tra uomo e felini. Anzi, questo fu il momento in cui alcuni gatti di bordo divennero delle proprie celebrità. Se è assolutamente vero che l’avvento della meccanizzazione e il progressivo cambiamento dei metodi di navigazione ha ridotto lo spazio di manovra operativa dei gatti, è altrettanto fattuale la loro affermazione in qualità di mascotte.

Gatti di bordo Convoy

Vi sento, volete degli esempi. Chi sono io per non accontentarvi. Qui di seguito stilerò una lista dei gatti di bordo più noti a livello mondiale, la maggior parte dei quali salita alla ribalta nel periodo interbellico o proprio durante la Seconda guerra mondiale. Si ricordino dunque:

  • Blackie – Blackie fu il gatto di bordo della HMS Prince of Wales. Per i più accaniti conoscitori della Seconda guerra mondiale, il nome farà accendere una spia. Esatto, Blackie si trovò sulla stessa nave che trasportò il primo ministro inglese Winston Churchill a Terranova, dove nell’agosto del 1941 si incontrò segretamente con il presidente americano Roosevelt e con il quale sottoscrisse la Carta Atlantica. Di fama mondiale la fotografia che ritrae Churchill accarezzare il gatto Blackie a bordo della nave. L’aviazione giapponese successivamente affondò l’HMS Prince of Wales ma il micio, assieme a pochi altri membri dell’equipaggio, sopravvisse. Raggiunse Singapore ma quando gli inglesi ripresero la città, non ritrovarono Blackie. Il suo destino è tutt’oggi sconosciuto.
  • Convoy – Membro più amato della HMS Hermione, il gatto Convoy (letteralmente “Convoglio”) salì a bordo della nave nel 1939, momento in cui fu varata, e non scese più fino al 1942, anno dell’affondamento. Convoy appariva nel libro di bordo, possedeva un proprio vestiario e dormiva in stiva su un’amaca appositamente realizzata. Purtroppo fu vittima della guerra assieme ad altri 87 marinai, quando il sottomarino tedesco U-205 silurò l’Hermione.
  • Oscar / Sam l’inaffondabile. Per tre volte salì su una nave, per tre volte la nave sulla quale si trovava andò incontro all’affondamento. Si salvò in tutte e tre le occasioni, sopravvivendo all’affondamento della Bismarck (tedesca), del cacciatorpediniere Cossack e della portaerei Royal (inglesi). Per questo gli inglesi lo soprannominarono Unsinkable Sam, ovvero Sam l’inaffondabile. Dopo l’esperienza della guerra, visse nel Regno Unito, nella “Casa dei Marinai” di Londra.