Gaspare Tagliacozzi fu un medico bolognese vissuto nel XVI secolo. Antesignano della chirurgia moderna, egli trovò il modo di ricostruire il naso a partire da comuni lembi di pelle. Una tecnica innovativa, una soluzione pratica a un problema di quei giorni. Si dedicò infatti a questioni medico-estetiche divenendo un esperto. Infondo il Cinquecento fu un secolo di guerre continue, orrendamente abbellite da ferite e mutilazioni varie.
La famiglia Tagliacozzi non era di origine nobiliare, contava però nell’albero genealogico alcuni giuristi, mentre il padre di Gaspare lavorava nell’industria serica. Appartenenti al ceto degli artigiani, possedevano però delle terre fuori città, nel bolognese. Inoltre essi avevano stretti legami d’amicizia e di lavoro con famiglie di spicco quali i Ghisilieri e i Bonfiglio.
Gaspare Tagliacozzi iniziò a studiare in una scuola di grammatica fino a poi immatricolarsi all’Università di Bologna come studente di medicina e si laureò nel 1570. Tra i suoi insegnanti si ricordano Girolamo Cardano, Ulisse Aldrovandi e Giulio Cesare Aranzi. Servì tra il 1567 e il 1570 come assistente presso l’ospedale di Santa Maria della morte, in quanto sede associata all’ateneo.
Tra i più meritevoli, lo studente accompagnava il chirurgo nelle visite quotidiane ai malati occupandosi anche della preparazione di alcuni medicinali con lo speziale. Grazie al contesto ospedaliero, Tagliacozzi ebbe l’opportunità di osservare le malattie e approfondire lo studio dell’anatomia umana grazie ai cadaveri, e sperimentare alcuni innesti di pelle. Queste conoscenze gli furono indispensabili, e quando ricoprì il ruolo di professore continuò la sua attività privatamente, venendo poi ammesso al Collegio dei medici.
Sempre più nobili – come i Castelli o persino i Medici – si rivolsero al chirurgo bolognese, che divenne famoso in quanto esperto di ferite al volto già dal 1580. Iniziò a scrivere un trattato sulla ricostruzione delle parti mutilate tramite l’innesto di pelle e nel 1597 lo pubblicò in due volumi, raggruppati nel De curtorum chirugia per insitionem. Si può considerare l’opera scritta di Tagliacozzi come il testo fondativo della chirurgia plastica.
Il metodo per la ricostruzione del naso è rivoluzionario se si considerano i mezzi di cui disponeva e le conoscenze di cui non poteva disporre. L’operazione partiva dal taglio di un lembo di pelle del braccio del paziente stesso, innestarlo sulla parte mutilata del volto cucendole insieme per tre settimane. Al termine delle quali il chirurgo avrebbe potuto separare l’innesto dal braccio e cucirle separatamente. Dopo aver separato braccio e naso e aver suturato separatamnete, seguiva l’applicazione di maschere di metallo per dodici mesi. Tagliacozzi morì pochi anni dopo la pubblicazione, ma era riuscito ad ovviare al problema di vascolarizzazione e di rigetto.