Se “nobilissima” vi sembra esagerato, ricordate che Galla Placidia fu nipote di ben tre imperatori, sorella di altri due, moglie prima di un re poi di un imperatore, madre e zia, di chi? Beh, di un imperatore! Oltre che ad essere naturalmente imparentata con la porpora imperiale, ella stessa ne detenne il controllo, destreggiandosi in un mondo di uomini ambizioni e bellicosi. Questa fu la vita di Galla Placidia.
Nata nel 388 dall’imperatore riunificatore Teodosio e dalla madre Galla, la piccola principessa trascorse gran parte della sua infanzia a Costantinopoli, venendo educata secondo i cari buon vecchi precetti cristiani che il papà aveva reso obbligatori in tutti i domini romani. Alla morte di Teodosio l’impero si divise in due pars, quella orientale del primogenito Arcadio e quella occidentale del secondogenito Onorio. Fu proprio quest’ultimo a dimostrare qualche difficoltà nella gestione dell’emergenza gotica.
Sintomo di ciò fu lo spostamento della capitale a Ravenna e i continui battibecchi con i Visigoti di Alarico. Battibecchi che magicamente si trasformarono in un’avanzata diretta verso Roma nel 408 e poi il vero e proprio sacco nel 410. Nel bottino i Visigoti vi aggiunsero anche Galla Placidia, la quale fu costretta (forse) a sposare il fratello del re Alarico, ovvero Ataulfo. Da questa relazione nacque il piccolo Teodosio, che però non sopravvisse a lungo. La morte del condottiero visigoto permise alla corte ravennate di pagare il riscatto per Galla Placidia.
Libera da ogni pensiero? Neppure per sbaglio. Galla Placidia fu forzata una seconda volta a sposare il generale romano Costanzo, che in poco tempo assumerà la co-reggenza dell’impero. Dall’unione nasceranno due figli, Giusta Grata Onoria (molto cara ad Attila…) e il futuro imperatore Valentiniano. Se il marito era divenuto augusto, anche Galla Placidia lo fu, giungendo perciò alla più alta carica dello stato romano. Purtroppo le cose belle finiscono qui.
Esatto perché per una serie rocambolesca di vicissitudini, Galla Placidia si ritrova davvero a detenere le redini del comando. L’imperatore sarebbe suo figlio Valentiniano, ma la dolce età di quest’ultimo garantiscono la reggenza alla madre. In questi anni, che vanno dal 421 al 450, una serie dei lotte per il vertice dell’impero crearono più di qualche guaio alla povera Galla.
Prima il comandante Ezio, volenteroso di divenire il primo uomo di Roma per importanza, cercando di assicurarsi un posto d’onore per quanto riguarda la sfera d’influenza sul piccolo imperatore. Poi altri due volti noti dell’impero che in un modo o nell’altro si posero tra Ezio e le sue ambizioni: finirono entrambi male. Lo stesso Ezio perì assassinato. Morale della favola? Galla Placidia visse in un epoca di folle e caotica sete di fama, in cui a venir meno fu la lucidità e la capacità di governo. Un’epoca che la nobilissima imperatrice tentò di manipolare, ma senza successo.