La situazione che si venne a creare fu la seguente: sul tramontare del XVIII secolo Londra imprigionava chiunque anche per il furto di una mela. Di conseguenza le carceri di tutto il paese erano sovraffollate, sature oltre misura. Il governo inglese poteva intraprendere due strade; la prima, ovvero l’allentamento delle pene fin troppo severe per i piccolissimi reati, avrebbe garantito un graduale svuotamento dei complessi penitenziari. La seconda invece, ossia l’utilizzo di terre lontane come “discariche” nelle quali gettare gli scarti della società, avrebbe condotto a esiti non del tutto certi. Ovviamente la corona optò per la seconda e fu così che nacque l’Australia.
Fino al 1775 questa funzione di discarica per detenuti in eccesso l’aveva svolta il Maryland, nel Nord America. La rivoluzione però aveva stroncato tale opportunità. Guarda caso qualche anno prima, nel 1770, il noto esploratore inglese James Cook aveva costeggiato quella terra che di lì a poco avrebbe assunto il nome di “Nuovo Galles del Sud“. Una terra lontana, anzi, lontanissima, situata nell’emisfero australe, sulla quale vigeva una sorta di naturale mistero e incertezza scientifica. Davvero si poteva vivere lì?
Beh, i biologi che accompagnarono Cook nella spedizione avrebbero risposto – tra l’altro con incredibile entusiasmo – di sì! Il gabinetto del primo ministro inglese decise perciò di spedire una “Prima Flotta” nel 1787. Una decina di navi partirono dalla Gran Bretagna, la maggior parte delle quali erano strapiene di ladri, vagabondi, assassini, ricettatori e così via. Ammassati come bestie, affrontarono un viaggio diabolico, che li decimò. Questa fu una condizione comune per i viaggi successivi.
Giunti a Botany Bay (descritta prima di allora come l’eden), i nuovi arrivati videro le loro aspettative crollare. Non c’era molta vegetazione, l’acqua dolce scarseggiava e gli animali non è che vagassero in gran numero. Così le navi si spostarono un po’ più a nord e i detenuti della nuova colonia penale si stabilirono in un lembo di terra che si sarebbe presto chiamato Sydney, in onore del lord primo ministro promotore della spedizione. Inutile dire che i primi anni dell’esperienza furono un disastro. Laggiù si moriva facilmente, troppo anche. Non si riusciva a placare la fame, gli abusi da parte dei funzionari erano all’ordine del giorno. A ciò si aggiunsero le malattie e – come è giusto che sia – gli Aborigeni, che lottarono per scacciare gli invasori dalla loro terra… Loro da almeno 40.000 anni…
Una situazione, quella nel Nuovo Galles del Sud, pronta a morire prima ancora di nascere concretamente. Eppure trascorsero gli anni e gli arrivi si moltiplicarono, portando su quell’enorme isola australe donne (che almeno all’inizio finirono quasi tutte per prostituirsi), bambini sopra i 9 anni (per legge anche loro erano deportabili) e anziani. Chi era in forze, si rimboccò le maniche per costruire strade, ponti, edifici e più in generale infrastrutture sensibili per la vita comunitaria. Contemporaneamente, per tutta la prima metà del XIX secolo, l’allevamento e l’agricoltura sopperirono alle mancanze alimentari patite fino ad allora.
Ma il vero boom si verificò quando qualcuno scoprì che in Australia (nome ufficiale dal 1824) c’era l’oro! Avete presente la corsa al metallo prezioso scatenatasi in California? Più o meno accadde la stessa cosa in questa terra. Oramai le persone in cerca di fortuna giungevano sull’isola da tutto il mondo. Londra non sentì più la necessità di spedire i propri carcerati lì. Così nacque uno dei paesi più ricchi del mondo odierno.