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Foto del giorno: Terezka e la casa che non c'è

Foto del giorno: Terezka e la casa che non c’è

Fotografia di David Seymour, orfanotrofio di Varsavia, 1948. Ai bambini della struttura viene chiesto di disegnare la loro casa ideale. La piccola Terezka prende in mano il gessetto, lo punta sulla lavagna e dà vita ad uno scarabocchio caotico, pressoché incomprensibile: a causa della guerra lei una casa non l’ha mai avuta.

Foto del giorno: Terezka e la casa che non c'è

La fotografia di David Seymour, nato Dawid Szymin, è una delle più conosciute e impattanti del secondo dopoguerra. Dietro questo singolo scatto si intrecciano moltissime storie, tanti racconti ugualmente validi e strettamente legati tra loro. Si potrebbe usufruire dell’immagine per parlare della Polonia occupata, della crudele esperienza dei lager nazionalsocialisti, del doloroso e insanabile distacco creato da questo dramma nelle personalità più fragili, così come volendo si potrebbe tirare in ballo la vicenda di Seymour, protagonista assoluto degli eventi che visse grazie ad un tocco professionale ed artistico unico nel suo genere, capace di estrarre e dunque di immortalare il più sincero e vivido dei sentimenti dai suoi soggetti fotografici.

Una lunga premessa per dire come dietro una semplice fotografia, come quella che ritrae la giovanissima Terezka, si celino una moltitudine di informazioni spesso ignorate. A questo punto è d’obbligo domandarsi chi sia la bambina autrice di un disegno così tristemente confuso. All’epoca David “Chim” Seymour, inviato UNICEF per il progetto “Children of War”, della piccola disse solo il nome: Terezka. Fu solo una posteriore ricerca, oltre modo meticolosa, a rivelare l’identità della piccola.

Si chiamava Terezka Adwentowska e il suo volto marcato dalle sofferenze della guerra divenne popolarissimo dopo che la rivista LIFE, in quel 1948, pubblicò lo scatto di cui ci siamo interessati. Meno di un decennio dopo, nel 1955, sarà l’immagine di punta della leggendaria mostra fotografica intitolata “The Family of Man” nata dall’idea di Edward Steichen e ospitata dal Museum of Modern Art (MoMA).

Terezka fotografo Seymour

A lungo sulla vicenda pregressa della bambina non si è saputo un bel niente. Nessun anno di nascita, nessun accenno della provenienza; solo supposizioni sul perché fosse finita in quell’orfanotrofio di Varsavia. Poi un team guidato Patryk Grazewicz e Aneta Wawrzynczak è riuscito nell’impresa di fornire qualche dettaglio in più sulla breve storia di Terezka prima di quello scatto. Presumibilmente nata negli ultimi anni ’30, la bambina polacca perse la figura paterna quando ancora giovanissima. Non doveva avere più di 4 anni quando la Gestapo fece sparire dalla circolazione il padre. Quest’ultimo alla luce del sole era il gestore di un negozio di dolciumi, ma sottotraccia era un membro attivo della resistenza polacca.

Dopo l’accaduto, in piena guerra, Terezka e sua sorella maggiore andarono a vivere dalla nonna, nel centro di Varsavia. Non erano ebree, ma cattoliche. Tuttavia l’essere polacche figlie di un partigiano non aiutava. I bombardamenti della Luftwaffe non le risparmiarono. Una scheggia colpì sul capo la bambina, provocandole ingenti danni cerebrali. Gli occupanti catturarono anche la nonna, la quale era uscita di casa per andare a prendere provviste, non facendo più ritorno.

Terezka Varsavia in macerie

Di nuovo sole, le due bambine tentarono la traversata della capitale in macerie. L’obiettivo era quello di raggiungere un villaggio fuori città, distante all’incirca 60 km. Accadeva nella tarda estate del 1944, quando Varsavia era in preda all’insurrezione armata organizzata dall’esercito nazionale polacco. Le sorelle rischiarono di morire di fame ma – anche se non è ben chiaro come – riuscirono a sopravvivere.

Quattro anni dopo gli eventi fin qui descritti, i destini di Chim Seymour e di Terezka si incrociarono. La piccola di 7 o 8 anni soffriva di continui tic nervosi. L’infermità mentale, acuitasi negli ultimi anni di guerra, sarebbe stata una scomoda compagna di vita. Quando nell’orfanotrofio venne chiesto ai piccoli residenti di disegnare la loro casa ideale, la bambina scarabocchiò un convulso aggroviglio di linee, perché lei una casa, una dimora fissa in cui potersi sentire al sicuro da tutto e tutti, non ce l’aveva mai avuta.

Terezka disegno sulla lavagna

Prima che i dettagli della vicenda fossero rivelati dal duo Grazewicz-Wawrzyncza, si credeva che la bambina avesse trascorso un periodo di tempo in un campo di concentramento non meglio definito. Sebbene l’informazione circoli ancora oggi, non si hanno prove materiali che attestino una simile versione. La vita di Terezka Adwentowska dopo quel 1948 proseguirà all’insegna del dolore. Purtroppo le sue condizioni psico-fisiche si deteriorarono ad una velocità esponenziale. Nel 1954 l’Ospedale psichiatrico di Świecie la ospitò. Dentro e fuori la struttura fino al nuovo internamento di Tworki, a partire dai primi anni ’60. Le sue uniche passioni, stando alle cartelle cliniche, erano “sigarette, disegni spesso ambigui e i dolci, meglio se accompagnati da bevande alcoliche”.

Terezka morì a Tworki nel 1978, soffocando durante un pasto. David Seymour, l’autore della fotografia, era già venuto a mancare da tempo. Il fotografo polacco si spense il 10 novembre 1956.