Fotografia di James L. Stanfield, ospedale di Zabrze (Polonia), gennaio 1987. Il medico chirurgo Zbigniew Religa osserva estenuato il monitor sul quale compaiono i parametri vitali del paziente al suo fianco. Entrambi hanno appena affrontato 23 ore di intervento in sala operatoria. La fotografia è stata scattata con il permesso dell’ospedale locale. Una volta divenuta pubblica grazie al National Geographic, riscosse un grandioso successo, ottenendo il secondo posto nell’annuale contest fotografico organizzato da World Press Photo, nella categoria “Scienze e Tecnologia”. Il vero valore dello scatto però non è determinato dai riconoscimenti. La fotografia di Stanfield fa rima con speranza, ma questo lo si intuisce già dal primo sguardo.
Il fotografo compì una serie di viaggi nell’Est Europa durante la fine degli anni ’80 per realizzare un reportage socio-economico. La Polonia viveva in quegli anni una profonda crisi generalizzata, che investiva ogni campo del vivere quotidiano. Emblematiche furono le criticità del sistema sanitario gratuito, sul quale James Stanfield volle raccogliere informazioni. Ottenne dunque dall’ospedale di Zabrze, in Slesia, il permesso di scattare una serie di fotografie per documentare lo stato della sanità pubblica nazionale. Addirittura all’operatore fu concessa la partecipazione diretta ad un intervento chirurgico delicatissimo: un doppio trapianto, di cui uno cardiaco, eseguito dal dottor Zbigniew Religa.
Il chirurgo si è formato leggendo saggi scientifici ed è senza ombra di dubbio uno dei pionieri del trapianto di cuore in Polonia. Già nel 1985 aveva preso parte al primo intervento di tale portata, conclusosi positivamente. Dieci anni dopo sarà ancora il primo ad innestare una valvola cardiaca artificiale.
Quel particolare giorno di gennaio Stanfield scattò una serie di fotografie, ma una in particolare risaltò fra le altre per impatto viscerale e carica emotiva. L’istantanea in questione immortala il dr. Religa seduto su una sedia al fianco del paziente di cui sappiamo il nome, Tadeusz Żytkiewicz. L’attimo, seppur fissato dall’arte fotografica, permette allo spettatore di sentire l’odore pungente della sala operatoria, di udire il bip cadenzato del monitor che traccia i parametri vitali.
Si può persino provare la medesima stanchezza dell’assistente che dorme nell’angolo a destra della stanza. Lo sfinimento è dominante, ma a farla davvero da padrona è la speranza, che non muore mai, neppure negli occhi di un chirurgo che ha superato 23 lunghe, anzi, interminabili ore di intervento. Tutto per salvare la vita di un uomo, in nome di una speranza, quella in un futuro migliore.
A proposito di futuro: l’operazione dell’87 fu un successo e garantì a Żytkiewicz molti altri anni di vita. L’uomo sopravvisse al suo salvatore. Il chirurgo morì l’8 marzo 2009 per un cancro ai polmoni, dopo una vita di sigari e sigarette. Le esequie furono quasi di carattere istituzionale, con la cerimonia che andò in onda su tutte le Tv polacche. Presenti al funerale di Religa furono sia Stanfield che Żytkiewicz.
Quest’ultimo tenne stretta tra le sue mani la fotografia scattata in quel miracoloso giorno di 22 anni prima. Il “paziente” venne a mancare all’età di 88 anni nel 2017. Trent’anni regalati da un doppio trapianto, un lasso temporale racchiuso in un singolo scatto fotografico, dove è tanta la stanchezza, ma non può nulla di fronte alla speranza.