Fotografia di Gerald Waller, Austria, 1946. Un bambino austriaco di 6 anni gioisce per aver ricevuto in regalo delle scarpe nuove. Il contesto in cui venne scattata l’iconica istantanea è quello dell’occupazione alleata dell’Austria, a seguito della Seconda Guerra Mondiale. Nel dicembre del ’46 Waller si trovava nell’orfanotrofio Am Himmel di Vienna quando la Croce Rossa americana inviò ai bambini ospiti della struttura doni in occasione del Natale. Notando l’euforia del piccolo Werfel (questo il nome del ragazzino protagonista dell’immagine) si palesa dinnanzi a noi in tutta la sua veridicità il detto “quando non si ha nulla, il poco è tutto“.
Con la presa sovietica di Vienna il 13 aprile 1945 e l’arrivo degli Alleati occidentali due settimane più tardi, l’Austria si dichiarò indipendente dalla capitolante Germania nazionalsocialista. Nel paese, divenuto una repubblica parlamentare federale, i sovietici accettarono – seppur con qualche riserva – la formazione di un governo provvisorio. Alla guida di quest’ultimo si pose Karl Renner. Egli fu uno dei sostenitori dell’Anschluss anche se dopo l’accaduto preferì ritirarsi dalla scena politica, non prendendo direttamente parte all’amministrazione del Terzo Reich.
Nel secondo dopoguerra l’Austria, analogamente al caso tedesco, venne divisa in quattro settori d’occupazione tra Regno Unito, Stati Uniti d’America, Francia e Unione Sovietica. La capitale Vienna seguì il modello di spartizione berlinese. Si registrò tuttavia l’eccezione del centro storico, sottoposto ad un’amministrazione congiunta, attuata dalla Commissione alleata di controllo.
Al di là delle questioni politico-amministrative post belliche, l’Austria, come molti altri paesi dello scenario europeo, faceva i conti con una situazione sociale, economica e lavorativa a dir poco critica. Povertà e fame erano fenomeni dilaganti. Il mercato nero e le elargizioni alleate (soprattutto statunitensi e sovietiche, meno anglo-francesi) la fecero da padrone. La malnutrizione afflisse in modo particolare i bambini. Ragion per cui il cancellierato chiese aiuti economici ed assistenzialistici ad altri paesi meno colpiti dalla guerra. La Svizzera fu una delle prime a rispondere. Gli elvetici ospitarono per diversi mesi i cosiddetti bambini di burro austriaci (orfani o smarriti per la maggior parte).
Ed è questo, esattamente questo, che Gerald Waller immortalò in quel dicembre 1946. Fu la rivista LIFE a pubblicare lo scatto, una prima volta il 30 dicembre di quell’anno e una seconda volta il 24 settembre 1951.
Sotto il primo numero per pubblicazione, compariva la seguente didascalia, probabilmente suggerita dallo stesso fotografo: “Per molti bambini europei questo è stato il primo vero Natale. Quando una grande scatola della Croce Rossa americana è arrivata all’orfanotrofio Am Himmel di Vienna, ai bambini è parso di vedere Babbo Natale. Scarpe, cappotti e vestiti sono spuntati fuori all’improvviso. Come il giovane Werfel, molti orfani che non hanno visto vestiti nuovi durante la guerra in quel momento sorridevano al cielo…”.
Perché questa è la più vecchia ma anche la più veritiera delle affermazioni. Quando la distruzione e il disagio sono l’unica cosa a circondarci, quando la disperazione assume i contorni dell’ordinarietà, quando non si ha nulla, il poco è tutto.