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Foto del giorno: Poveglia, l’isola di Venezia fra lazzaretto, manicomio e fantasmi

Fotografia di Theodor Weyl, isola di Poveglia, Venezia, primi del XX secolo. Nella foto potete vedere una maschera antipeste e alcuni strumenti per la disinfezione scoperti sull’isola di Poveglia dal dottor Theodore Weyl nel 1889. L’isola, un tempo fiorente centro commerciale, successivamente perse d’importanza fino a trasformarsi in un centro di quarantena per appestati con tanto di lazzaretto e manicomio. E in un posto come questo potevano non fioccare storie e leggende di fantasmi?

La storia dell’isola di Poveglia, fra realtà e fantasmi

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Crediti foto: @Theodor Weyl, Public domain, via Wikimedia Commons

Poveglia è un’isola della laguna di Venezia che si trova di fronte a Malamocco, lungo il Canal Organo. Abbastanza grande rispetto alle altre isole della laguna (la sua superficie è di 7,25 ettari), la sua storia inizia nell’antichità, quando ancora era chiamata Popilia. Il nome forse derivava dalla presenza di pioppi (in latino il pioppo era chiamato “populus”) o forse dal fatto che vicino c’era la via Popilia-Annia, fatta costruire per l’appunto dal console romano Publio Popilio Lenate.

Comunque sia, nel VI secolo l’invasione longobarda distrusse alcune città sulla terraferma e molte persone fuggirono verso la costa. Così Poveglia divenne un vero e proprio borgo, con tanto di castello. Anzi: l’isola era così potente che aiutò Metamauco, l’antica capitale del Ducato di Venezia, a resistere all’assedio dei franchi. Proprio per ringraziarli del loro aiuto, ecco che il ducato concesse all’isola alcuni privilegi (fra cui l’esenzione dalle tasse, dal remare nelle galee e anche dal servizio militare).

Nell’864 ecco che qui si insediarono alcune famiglie di servi leali al doge Pietro Tradonico. Costui, dopo le rivolte nate a seguito dell’uccisione del doge, avevano ottenuto terre e concessioni, guidati da un castaldo ducale.

All’epoca, dunque, Poveglia era un importante centro economico. Le famiglie che qui abitavano si dedicavano alla pesca e alla florida. Purtroppo, però, poi scoppiò la guerra di Chioggia, cosa che segnò l’inizio del declino dell’isola. La popolazione fu evacuata a Venezia, ma nonostante la costruzione di una fortificazione nota come l’ottagono Poveglia, ecco che l’ammiraglio genovese Pietro Doria riuscì a occupare l’isola. Proprio da qui iniziò a bombardare il monastero di Santo Spirito.

Alla fine della guerra di Poveglia non era rimasto nulla: l’isola era devastata dal conflitto e la popolazione di abitanti, da diverse centinaia che era, passò a poche decine. Pur se ormai residenti a Venezia, i povegliotti per secoli mantennero le loro abitudini, tradizioni, identità e privilegi. Per esempio, il loro rappresentante continuò a potersi sedere accanto al doge sul Bucintoro durante la festa della Sensa.

Ad onor del vero la Repubblica cercò più volte di recuperare l’isola, ma né i camaldolesi né i povegliotti ne vollero sapere più niente. Così, visto che si trovava vicino al porto di Malamocco, ecco che la usarono come stazione per il rimessaggio e la sosta delle navi. Qui erano anche immagazzinate le attrezzature di bordo.

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Crediti foto:@Chris 73/ Wikimedia Commons

Successivamente, nel 1782, l’isola venne data in gestione al Magistrato della Sanità. In pratica iniziarono a usarla non solo per controllare uomini e merci, ma anche come lazzaretto. Questo perché le isole del Lazzaretto Vecchio e del Lazzaretto Nuovo non erano più sufficienti. Si sa per certo che, nel 1793 e nel 1798, il lazzaretto di Poveglia ospitò gli equipaggi di due navi ammalati di peste. In effetti, sulla costa ovest, è presente un cippo di marmo con su scritto “Ne fodias vita functi contagio requescunt MDCCXCIII”, che tradotto diventa “Non scavate. [Qui] riposano i morti per il contagio. 1793”.

Per tutto l’Ottocento fu usata come stazione di quarantena marittima. Questo fino al secondo dopoguerra. Poi gli edifici furono usati come convalescenziario geriatrico, ma tutto ciò cessò nel 1968. L’isola fu allora ceduta al Demanio. Per un certo lasso di tempo, un agricoltore si occupò dei terreni, ma intanto gli edifici andarono in rovina. E i successivi progetti di recupero, incluso quello che prevedeva la costruzione di un ostello della gioventù, non andò mai in porto. E ancora adesso il Demanio attende di vedere se qualcuno sia interessato al suo acquisto.

Attualmente, degli edifici originari, rimane il campanile della pieve di San Vitale, un tempo usato come faro. Il crocifisso in gesso e stucco del XV secolo ospitato nella chiese di Poveglia adesso si trova nella chiesa di Malamocco. E si dice che qui, nel 1510, seppellirono il Giorgione, ma si tratta di voci. Inoltre sull’isola sono presenti i resti, oltre che del lazzaretto e della chiesa, anche del manicomio e del monastero. Inutile dire che, in un posto come questo, sono fioccate le leggende su apparizioni spiritiche e fantasmi. Fra guerre, lazzaretto, appestati bruciati e manicomio, ecco che qui i fantasmi ci vanno a nozze.

In particolare le storie sostengono che il manicomio, inizialmente, non fosse presentato come tale, ma come casa di riposo per anziani. Solo successivamente emerse il suo vero scopo, ovvero quello di essere un centro di igiene mentale. Il manicomio rimase in attività fino al 1946, ma già all’epoca alcuni pazienti sostenevano di essere perseguitati dai fantasmi degli appestati.

Anzi: le apparizioni erano così numerose che i degenti chiedevano continuamente di essere trasferiti. Così il direttore del manicomio, uomo che qualcuno sosteneva essere un sadico, iniziò a usare metodi poco umanitari per curare i pazienti. Ma la leggenda vuole che, forse per via della legge del contrappasso, anche il direttore finì con l’impazzire, perseguitato a sua volta dai fantasmi dei pazienti deceduti a causa sua e dai fantasmi dell’isola di Poveglia. Anzi: la pazzia giunse a livelli tali che l’uomo si sarebbe gettato giù dal campanile. Ma non pensiate che l’uomo sia morto sfracellato a terra. No, la leggenda sostiene che sia soffocato durante la caduta a causa di un misterioso fumo nato dal terreno. Lost a quanto pare non si è inventato niente.

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Crediti foto: @René Seindal, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

C’è anche da dire che l’alone di mistero in salsa horror dell’isola è aumentato anche a seguito di una puntata del programma Scariest Places on Earth. Condotto da Linda Blair (già, proprio lei, la protagonista del film L’Esorcista), ecco che nel 2001 il programma dedicò una puntata proprio all’isola di Poveglia. Da lì ecco che la storia dell’isola ebbe maggior risonanza mediatica, tanto che anche molti veneziani, che non ne conoscevano la storia, vennero a sapere di tutte le morti avvenute sull’isola. Si diffusero così le voci dei fantasmi e del manicomio, ma pare che non esistano prove di quanto raccontato da queste storie.

Le storie di fantasmi, poi, furono alimentate anche da cinque turisti americani che, nel corso del 2016, passarono una notte sull’isola. O almeno, cercarono di passarla perché chiamarono i soccorsi per via delle voci, dei lamenti e delle apparizioni visti durante le ore notturne. Videro o meno dei fantasmi? Beh, solo loro lo sanno. Inoltre pare che anche una puntata della serie americana Ghost Adventures, nel 2009, andò a Poveglia. Qui i cacciatori di fantasmi usarono diverse attrezzature per cercare di capire se effettivamente sull’isola ci fossero dei fantasmi. Ma anche qui, sta a voi se crederci o meno.