Fotografia di Jacques Massu, Algeria, periodo della Guerra d’indipendenza algerina (1954-1962). Lo scatto ritrae quattro valorose donne algerine che presero in mano il proprio destino e uscirono a combattere vicino ai loro mariti, figli e padri. Simbolo prodromico di emancipazione femminile e di spirito combattivo. Le protagoniste dello scatto sono, da sinistra a destra: Samia Lakhdari, Zohra Drif, Djamila Bouhired e Hassiba Ben Bouali.
Da un lato l’esercito francese, dall’altro i ribelli algerini guidati dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN, Front de Libération Nationale). Dal 1° novembre 1954 al 19 marzo 1962 le due fazioni si opposero ferocemente e senza esclusione di colpi. Lo sanno bene le vittime del conflitto, oltre un milione e mezzo solo fra i civili secondo fonti interne al paese. L’Africa nera diventava, per l’ennesima volta, rossa. Rossa di sangue, rossa di rabbia.
La Francia usciva inoltre da poco tempo dalla Guerra d’Indocina, una cocente sconfitta che però insegnò molto ai francesi. Dall’estremo oriente nel bagaglio di ritorno si portavano infatti nuove esperienze e conoscenze. Impararono soprattutto delle cruentissime tattiche di contro-guerriglia, molto molto utili soprattutto in Vietnam.
Ma l’Algeria non era il Vietnam, era un terreno diverso e particolare. I francesi attuarono però in ogni caso tali violente tecniche e la popolazione civile divenne bersaglio e oggetto del desiderio. La posta in palio nei vari scontri armati diventavano i civili catturati barbaramente. Ecco spiegati i numeri a dir poco elevati di perdite fra i cittadini comuni. Ricordando anche che fra i militari i morti superarono le 100.000 unità.
La violenza fisica e politica erano all’ordine del giorno. Il socialista Lacoste diramò l’ordine di sospendere le riforme, sciogliere l’assemblea e concedere poteri di polizia speciali alle truppe. Sì, tutte norme fortemente anticostituzionali, almeno in periodo di pace. La guerra era totale e dunque anche le nostre protagoniste entrano in gioco. Le donne scesero in strada a combattere di fianco agli uomini.
7 anni e mezzo, un lasso di tempo infinitamente lungo di inferno puro: torture, violenze, uccisioni e bombe al napalm. Finalmente, il 19 marzo del 1962 l’Algeria otteneva la sua a dir poco agognata indipendenza. Dopo tutte queste nefandezze e distruzioni, il 3 luglio dello stesso anno arrivò il proclama ufficiale. Un’altra nazione dell’Africa era libera e tornava ad essere un po’ più nera.