Fotografia di Lynsey Addario, provincia di Badakhshan, Afghanistan nord-orientale, dicembre 2010. Due donne – una delle quali in travaglio – si trovano sul ciglio della strada in attesa che il marito andato a cercare un’auto funzionante con la quale recarsi in ospedale faccia ritorno. Le “piccole” vicende spesso non sono altro che il vestibolo di “grandi” storie ed è la fotografia, nitida e toccante forma d’arte, a ricordarcelo costantemente. Le donne protagoniste dell’istantanea non attendono solo l’uomo che deve accompagnarle in pronto soccorso. Esse indugiano all’offerta della fotografa Lynsey Addario e del medico David Beard, con lei in viaggio per documentare le criticità evidenti della mortalità materna, perché senza permesso dell’uomo-padrone non possono andare da nessuna parte.
Dietro quello sfondo brullo, arido persino nel contrasto con l’azzurro pastello del firmamento, c’è una condanna che ancora oggi molti si sforzano nel definire “cultura locale” o “tradizione religiosa”. Risalta la distanza tra i soggetti dello scatto, così come spicca la tonalità del loro asfissiante vestiario, la quale si alterna al color maggese dello scenario. Considerazioni frivole, se si pensa all’urgenza dell’accaduto e il contesto sociale in cui trova spazio.
L’ho definita una condanna, perché non saprei altrimenti come indicare un qualcosa che sanziona 14,2 milioni di individui di sesso femminile alla non-libertà. Le costringe all’impari dipendenza, ad essere subalterne di un uomo che per inviolabile diritto divino decide del loro corpo, della loro vita. Ed è questo che improvvisamente la fotografa natia di Londra si ritrova ad immortalare. L’impassibilità di una diciottenne in travaglio che può solo attendere il permesso per muoversi da quel polveroso lato della strada.
Fotografa e il dottore dunque agiscono, smentendo le direttive di formazione che persone del loro calibro professionale seguono. Quelle per le quali non bisogna farsi coinvolgere emotivamente dalle vicende in cui si imbattono. Vale tanto per la fotografa quanto per il medico. Ma in quel momento la fotografia – che pure venne scattata, regalando ai primi anni ’10 del XXI secolo uno scorcio tra i più coinvolgenti che ci siano – fu pretesto per un’operazione di soccorso.
Addario e Beard cercarono il marito della diciottenne afflitta dalle contrazioni, trovandolo poco più avanti. Da lui ottennero il tanto auspicato permesso. La corsa in ospedale si rivelò salvifica, perché la ragazza divenne madre di una bambina, grazie al lavoro di infermieri e medici. Perché delle volte scattare una foto non è abbastanza: per salvare una vita serve agire.
Quei burka color fiordaliso, addosso a minute donne nate in Afghanistan, sono per l’appunto il piccolo dettaglio che racconta una grande storia. Perché in alcune zone del mondo ancora oggi non si nasce senza permesso.