Fotografia di anonimo, 17 giugno 1939, nelle vicinanze di Versailles. Sarà l’ultima testa a rotolare sul suolo francese pubblicamente (fate attenzione a questo particolare, chiarito nell’ultimo paragrafo) per mezzo di una ghigliottina. Un onore forse non lo fu, per Eugen Weidmann, o forse non ebbe mai il tempo per pensarci. Poco importa, questo scatto testimonia un importantissimo cambiamento storico, segno del progredire dei tempi e del miglioramento delle condizioni sociali e di vita.
L’autore della fotografia immortala il momento dall’alto, in una posizione defilata alla destra della ghigliottina. Un osservatore esterno che immortala però un crogiuolo di persone ad osservare il macabro spettacolo. Ma siamo sicuro che all’epoca lo fosse? Prescindendo dall’errore di qualsiasi destorificazione e decontestualizzazione, tali tipi di esecuzioni avevano proprio lo scopo opposto: dare spettacolo.
La ghigliottina, così come qualsiasi altra pena capitale eseguita su pubblica piazza aveva duplice funzione. Da un lato punire chiaramente il malvivente o la malvivente per il crimine commesso. Dall’altro, la spettacolarizzazione dell’avvenimento serviva al contempo da deterrente per chi vi assisteva. Come a dire: Se non fate i bravi, questo vi spetta. Un messaggio truce, ma abbastanza diretto.
Ma torniamo a tempi più vicini e parliamo dell’esecuzione di Eugen. L’attenzione mediatica fu elevatissima. Nel resto del mondo, e soprattutto d’Europa, pene del genere non esistevano nei paesi maggiormente sviluppati. La fama delle esecuzioni tramite ghigliottina alle soglie degli anni ’40 del ‘900 fece dunque un giro di bocca molto veloce. Ciò, chiaramente, suscitò lo sdegno e la preoccupazione della Francia.
Inventata e proposta sul finire del XVIII secolo nella Francia stessa, dal medico Joseph-Ignace Guillotin, vanterà circa 180 anni di attività. Dal periodo del Terrore giacobino, dal 1792, fino al 1977, anno in cui sarà definitivamente bandita. Uno strumento che, seppur apparentemente brutale, era fra quelli a concedere una morte più veloce e meno sofferente ai condannati.
Quindi dunque, a scanso di equivoci e per chiarezza, quella di Eugen Weidmann fu solamente l’ultima esecuzione pubblica per tramite della ghigliottina. Nel segreto delle carceri questa macchina della morte continuerà ad operare in silenzio e a mietere altre vittime, per almeno altri 38 anni. Forse siamo fortunati ad essere nati nel periodo giusto della storia e nella parte fortunata del mondo!