Fotografia del Tekniska museet, Stoccolma, 1890. Con i suoi 40 metri di altezza, la Telefontornet (torre telefonica) di Stoccolma sovrastò il panorama della capitale svedese dall’ultimo quarto del XIX secolo fino alla metà del XX. Particolarissimo questo scatto del 1890 in cui è possibile osservare l’intreccio delle circa 5.500 linee telefoniche che si snodavano in ogni direzione, raggiungendo i principali quartieri cittadini.
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Il 1876 fu l’anno della rivoluzione telefonica globale. In quell’anno Alexader Graham Bell depositò il brevetto della sua invenzione ma già nel decennio successivo il campo della telefonia conobbe un’evoluzione di carattere esponenziale. La Svezia, e in particolare Stoccolma, occupò un posto di rilievo nel settore. Nel 1885 la capitale svedese registrò il più alto numero di telefoni in Europa, con una domanda destinata a crescere e un’incontrollata espansione delle compagnie telefoniche operanti su suolo scandinavo, Stoccolma volle rendere manifesto il primato.
Pertanto nel 1887 si costruì a Malmskillnadsgåtan, nel centro cittadino, la torre telefonica più alta del continente. Come anticipato in apertura, la Telefontornet era alta 40 metri ed era contraddistinta tanto da una struttura metallica reticolata quanto per la sua capacità di mantenimento e gestione delle linee telefoniche. Noi, gente del XXI secolo, tendiamo a dimenticarlo, ma agli albori (e ancora per buona parte del Novecento) ogni singolo apparecchio telefonico necessitava del suo personale cavo di collegamento.
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Qui mi dovete perdonare una sincera considerazione, che ha più il sapore del dubbio irrisolto. Come è possibile che in quasi quarant’anni di esistenza, facciamo dal 1876 fino al sorpasso degli anni ’10 del XX secolo, gli ingegneri di tutto il mondo non hanno pensato ad interrare i cavi telefonici? Se qualcuno conosce la risposta a questa domanda, forse banale, magari sciocca, me lo faccia sapere…
Tornando a noi; a causa delle limitazioni tecnologiche, le prime linee telefoniche collegavano concretamente la casa di turno o l’azienda al centralino (la torre telefonica in questo caso) che a sua volta smistava la chiamata all’operatore. Il risultato dell’operazione macchinosa fu la costruzione in tutto il mondo di queste torri capaci di prendere a schiaffi il concetto di estetica. Strutture alle quali poi si collegavano questi fili, in una dinamica simil-post apocalittica. La foto storica del 1890 è abbastanza esplicativa di ciò che sto dicendo.
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Tante, troppe cose potevano andare storte. E così fu. Gli elementi naturali, che a quelle latitudini sono abbastanza incisivi, minacciarono costantemente siffatta rete telefonica. Tempeste di ghiaccio, forti venti, neve e incendi resero impossibile la vita ai manutentori. La Telefontornet cadde in disgrazia presso la cittadinanza già nel primo scorcio di Novecento, quando iniziarono ad interrare finalmente i cavi. Dal 1913 abbandonò la sua funzione originale, trasformandosi in spot pubblicitario per facoltosi imprenditori.
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L’oblio si concretizzò 65 anni dopo la sua inaugurazione. Nel 1952 un incendio devastò la Telefontornet. Inutile, se non per mero nostalgismo storico, appariva la sua ristrutturazione. In quello stesso anno l’amministrazione cittadina decise di abbatterla. Di quella struttura portentosa al centro del quartiere Malmskillnadsgåtan restano solo atipiche fotografie di un’epoca lontana, ma non lontanissima. Era l’altro ieri quando 5.500 linee telefoniche aleggiavano spettralmente sui tetti di una capitale europea, pensateci.