Fotografia di sconosciuto, Inghilterra, 1925 circa. La foto, una scansione derivante dalla copertina del libro Truly Wilde: The Story of Dolly Wilde, Oscar’s Unusual Niece di Joan Schenkar, rappresenta Dorothy Wild, la nipote di Oscar Wilde e donna caratterizzata da una vita alquanto sfortunata e tragica.
Essere Dorothy Wilde, la nipote di Oscar Wilde
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Dorothy Ierne Wilde, nota anche come Dolly Wilde, nacque a Londra l’11 luglio 1895 e morì il 10 aprile 1941. Nipote del celeberrimo Oscar Wilde, per tutta la vita credette di essere la reincarnazione lesbica dello zio. Dallo zio, in effetti, eredità il talento, l’aspetto e le abitudini autodistruttive.
Di sicuro non fu facile crescere in una famiglia caratterizzata dall’ingombrante presenza di una personalità come quella di Oscar Wilde. Aggiungeteci il fatto che aveva un viso che assomigliava parecchio a quello dello zio e che sin da giovane la sua strada era tracciata (ovviamente si parla di carriera letteraria) ed ecco che i presupposti per una vita tragica c’era tutta.
Dorothy era la figlia del fratello minore di Oscar, Willie e di Sophie Lily Lees. Willie, come il fratello, era una mente talentuosa, ma sempre come il fratello, propendeva per l’abuso di sostanze. Tuttavia non era capace di controllarsi. Il che lo trasformò in un uomo violento e alcolizzato.
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L’uomo morì quando Dorothy aveva 4 anni. Fra la morte del padre, le difficoltà economiche della famiglia dovute all’arresto e prigionia di Oscar Wilde e il fatto che la sballottarono fra diversi parenti (per un po’ visse con la madre e il patrigno Alexander Teixeira de Mattos, salvo poi essere messa in collegio) e case famiglie, si può ben capire perché Dorothy odiasse parlare della sua infanzia. L’unico aneddoto che raccontava era quello relativo al fatto che fosse solita mangiare zollette di zucchero inzuppate nel profumo della madre.
Dorothy in realtà non conobbe mai lo zio (nacque tre mesi dopo che Oscar Wilde fu imprigionato con l’accusa di omosessualità), ma lo ammirava tantissimo. Assomigliava tantissimo a lui, ma era considerata molto più bella. Lei stessa diceva di essere “Più Oscar di Oscar stesso” e alle feste in maschera andava vestita come lui. Anzi: era considerata l’anima della festa anche se, curiosamente, al di fuori di queste occasioni non era particolarmente appariscente o brillante.
Durante la prima Guerra Mondiale Dorothy andò in Francia come volontaria, guidando anche ambulanze al fronte. Le piaceva guidare in maniera particolare, era anche alquanto spericolata. Finita la guerra, non riuscì mai a comprarsi un’auto, ma continuava a prendere in prestito i veicoli degli amici per guidare velocemente ovunque.
Dichiaratamente omosessuale, ebbe una relazione con Marion “Joe” Carstairs, erede della Standard Oil. Questa relazione durò poco, anche perché Dorothy aveva uno stile di vita molto irregolare. Guadagnava pochissimo traducendo i testi dei suoi amici francesi in inglese. E quel che guadagnava lo sperperava.
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Alla fine della guerra, divenne dipendente dall’eroina (inoltre era anche un’alcolizzata), dipendenza da cui non riuscì mai a disintossicarsi, nonostante i vari tentativi. Nel 1927 iniziò una relazione con Natalie Clifford Barney, scrittrice americana con cui rimase fino alla morte. Grazie a lei riuscì a entrare nei più importanti salotti letterari di Parigi.
Nel 1939 le diagnosticarono un tumore al seno, ma decise di rifiutare le cure tradizionali e scegliendo di curarsi con rimedi alternativi. Quando la Germania nazionalsocialista invase la Francia, ecco che Dorothy capì che era ora di lasciare Parigi e tornò in Inghilterra. Qui morì nel 1941 a soli 45 anni. Non è però ben chiara la causa della sua morte. Qualcuno sostiene che morì di overdose, qualcuno a causa del tumore.
E per quanto riguarda la promessa carriera letteraria? Beh, pare che non abbia pubblicato praticamente niente, scrivendo solamente una piccola raccolta di opere.