Foto di Lorenzo Gaudenzi, Ravenna, 26 luglio 2013. La foto raffigura la tomba di Dante Alighieri, a Ravenna. Ebbene, questo tempietto in realtà nasconde la tomba “multistrato”, definiamola così, del Sommo Vate. Questo perché rimaneggiarono la sua tomba diverse volte nel corso dei secoli, ma arricchendola di uno strato dopo l’altro. E anche le spoglie mortali di Dante ebbero una storia alquanto turbolenta.
Dante Alighieri, spoglie e tomba
Sappiamo che Dante Alighieri visse in esilio gli ultimi anni della sua vita, proprio a Ravenna. Qui vi morì nel 1321 e, sul letto di morte, il Sommo Poeta chiese di essere seppellito col saio francescano nel convento dei Frati Minori (giunti a Ravenna nel 1261).
I funerali solenni si celebrarono proprio nella loro chiesa. Inizialmente Dante fu seppellito nel cimitero vicino al convento, il Quadrarco di Braccioforte. Qui la famiglia Da Polenta aveva una cella e dunque inizialmente la bara col corpo di Dante si trovava qui.
La tomba di Dante Alighieri
Come dicevamo prima, il primo sepolcro di Dante fu quello nel cimitero vicino alla chiesa del convento dei Frati Minori. Più precisamente, lo collocarono nella cella dei Da Polenta. E qui vi rimase fino al 1441, quando i Da Polenta furono cacciati dalla Repubblica di Venezia.
A quel punto la cella, con ancora dentro la bara di Dante, cadde nel dimenticatoio. Nessuno se ne prese più cura fino al 1483 quando Bernardo Bembo, il podestà veneto, decise di restaurare e migliorare la tomba, tutto a sue spese.
Così chiese allo scultore Pietro Lombardo e ai di lui figli di ampliare la tomba. Cosa che Lombardo fece, scolpendo un bassorilievo sopra al sarcofago che raffigurava Dante in posa pensosa davanti a un leggio.
Tutto rimase così fino al 1778. All’epoca il cardinale Luigi Valenti Gonzaga, in qualità di legato papale, si insediò a Ravenna. Fu lui a stabilire che un nuovo sacello dovesse essere costruito. E chiamarono così in causa l’architetto Camillo Morigia.
Quest’ultimo decise di costruire al di sopra della struttura del Quattrocento (capito perché parlavamo di strati?) una tomba a pianta quadrata, una sorta di tempio neoclassico con annessa cupola sormontata da una pigna.
Il tempietto sorge quasi sulla strada, ma presenta una facciata esterna semplice, con porta sovrastata dallo stemma del Cardinale Gonzaga e sulla cui architrave campeggia la scritta “Dantis Poetae Sepulcrum”. Inoltre possiamo ammirare qui un ouroboros, un serpente che si morde la coda, simbolo della fama eterna di Dante.
La porta presenta i battenti in legno e vicino troviamo un giardinetto dove si trova il Quadrarco di Braccioforte.
All’interno troviamo la tomba, dentro a una cappella rivestita di marmi e stucchi. Il sarcofago è di epoca romana e porta inciso un epitaffio in latino. Sopra al sarcofago vediamo il bassorilievo di Lombardo, mentre ai piedi spicca la corona in bronzo e argento posizionata qui nel 1921 dall’Esercito e dalla Marina italiani per celebrare il sesto centenario della morte di Dante.
Sul soffitto troviamo una lampada votiva del Settecento, perennemente accesa e alimentata dall’olio toscano donato ogni anno da Firenze la seconda domenica di settembre (in memoria dell’anniversario della morte del Poeta.
Dal 2020, poi, sopra il bassorilievo di Lombardo, vediamo la croce regalata nel 1965 da papa Paolo VI.
Per quanto riguarda, invece, le spoglie ballerine di Dante Alighieri, ne abbiamo parlato in un precedente articolo. Qui sappiate che fra l’essere reclamate da Firenze, l’essere spostate di continuo dai frati per proteggerli dalle mire altrui e i tentativi di preservarle dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ecco che ebbero una vita post mortem estremamente movimentata.