Fotografia di Yasushi Nagao, municipio di Tokyo, 12 ottobre 1960. Lo studente di estrema destra, Otoya Yamaguchi, trafigge con una spada per ben due volte il politico socialista Inejirō Asanuma. Egli troverà la morte poco prima di arrivare in ospedale. Lo scatto che immortalò il momento, tragico ed efferato al contempo, varrà a Nagao il riconoscimento del World Press Photo e il premio Pulitzer, rispettivamente nel 1960 e nel 1961.
Quella spada da samurai attraversò fisicamente da parte a parte il povero corpo di Inejirō Asanuma. Simbolicamente perforò la sensibile e già spaccata opinione pubblica giapponese. Quel 12 ottobre 1960 Asanuma stava partecipando al dibattito politico per le elezioni alla Camera dei rappresentanti e per il rinnovo del trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti d’America e Giappone (in essere già dal 1951, l’accordo prevedeva un riequilibrio dei rapporti di forza tra Giappone e USA, nonché l’introduzione del termine “reciprocità” per quanto riguardava le rispettive proposte militari). La revisione (vantaggiosa per il Paese del Sol Levante) non piacque particolarmente alle sinistre, mentre trovava assenso tra i conservatori e tra le destre più estreme.
Un affiliato delle ultime citate, l’universitario diciasettenne Otoya Yamaguchi, si trovava nella stessa aula di Asanuma quel giorno. Quando il leader del Partito Socialista Giapponese pronunciò il suo discorso dal leggio sul palco, delle contestazioni si levarono dal fondo dell’auditorio. Lo studente membro della Uyoku dantai (ultra-nazionalisti di estrema destra) salì sul palco approfittando della confusione. Sfoderò la sua spada da samurai e sferrò due colpi mortali al politico: uno allo stomaco e l’altro all’altezza del torace. Mentre l’attentatore retraeva per la seconda volta la lama dell’arma, Yasushi Nagao scattò la fotografia, di un’enorme potenza simbolica ed espressiva.
La “fortuna” di Nagao fu quella di essere l’unico, assieme alle telecamere delle emittenti locali, a non farsi distrarre dai subbugli in fondo all’aula. All’epoca Nagao non era neppure un fotografo professionista, ma un cameramen in servizio per il Mainichi Shimbun. In occasione del discorso all’Hibiya Hall di Tokyo ricevette l’incarico straordinario di realizzare un servizio fotografico.
L’imprevisto dell’ultima ora valse all’operatore del Mainichi Shimbun prestigiosi premi come i già citati World Press Photo e il Pulitzer. L’evento scosse il paese, anche per via della registrazione andata lo stesso in onda nonostante l’attentato. Ancor più destabilizzante fu il dramma per il Partito Socialista Giapponese, scisso in due al tramonto del 1960. Esso troverà nuova coesione solamente nel 1996.
Per quanto riguarda Otoya Yamaguchi, l’assassino si toglierà la vita tre settimane dopo gli eventi di ottobre. Lasciò sulla parete della sua cella la seguente frase: “Sette vite al mio paese. Lunga vita alla Maestà Imperiale, l’imperatore!” – l’espressione è da attribuire originariamente al samurai Kusunoki Masashige, vissuto nel XIV secolo.