Fotografia di anonimo, Valle dei Re, Egitto, novembre 1922. Harry Burton, Howard Carter, Lord Carnarvon e Lady Evelyn Herbert davanti alla tomba di Tutankhamon. Questo scatto immortala Howard Carter, colui che scoprì la tomba di Tutankhamon insieme al suo mecenate Lord Carnarvon e a Lady Evelyn Herbert, agli albori dell’origine della storia della maledizione di Tutankhamon. Leggenda metropolitana odiatissima da Carter, ma che ancora oggi continua a circolare (oltre a essere alla base di numerosi film a base di mummie e affini).
Cosa c’è di vero nella maledizione di Tutankhamon?
Howard Carter è uno degli archeologi più famosi del mondo. Anche coloro che non bazzicano il settore, conoscono il suo nome in quanto è associato alla scoperta della tomba di Tutankhamon. E relativa (finta) maledizione. Ma andiamo con ordine.
Howard Carter ebbe una carriera di tutto rispetto, tanto che a soli 25 anni divenne Ispettore capo del sud dell’Egitto. Il che vuol dire che divenne responsabile dei siti di Karnak, Luxor, Tebe e della Valle dei Re. In questo lasso di tempo si occupò di scavare le tombe di Nefertari, Seti I, ma operò anche ad Abu Simbel e Aswan.
Il periodo d’oro, però, fini quando fu licenziato nel 1905 a causa del suo coinvolgimento in una rissa che vedeva fra i contendenti un gruppo di francesi e alcune guardie egiziane. Nonostante avesse perso il lavoro, Carter decise di rimanere a vivere in Egitto, guadagnandosi da vivere con i suoi acquerelli.
Ma pochi anni dopo ecco che arrivò l’incontro con lord George Herbert, il quinto conte di Carnarvon. Appassionato di antichità egizie, ottenne i permessi per uno scavo. Ma avendo bisogno di un esperto, decise di ingaggiare proprio Carter.
La scoperta più importante di questo sodalizio è proprio quella relativa alla tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re. Nonostante gli scavi procedessero a fasi alterne (ad un certo punto Lord Carnarvon pensò addirittura di sospenderli), ecco che finalmente la tomba tornò alla luce.
Immaginate la gioia, la soddisfazione di tutti, gli studi fatti, il processo di catalogazione dei reperti del corredo funebre, l’invio dei medesimi al museo del Cairo per gli esami e l’esposizione. Il tutto durò anni e anni.
Ma in questo tripudio di gioia iniziò ben presto a serpeggiare una voce sinistra: si parlava di una maledizione della tomba di Tutankhamon. Col senno di poi, sappiamo che la storia della maledizione fu una sorta di trovata pubblicitaria messa in atto anche perché le operazioni di recupero e catalogazione andavano al rilento, quindi erano poche e sporadiche le notizie che trapelavano.
Considerate, poi, che Lord Carnarvon diede l’esclusiva mondiale della notizia e relative foto al Times di Londra, generando non pochi malumori. Comunque sia, si iniziò a vociferare che chiunque toccasse la tomba o il corredo funebre di Tutankhamon fosse destinato a essere colpito da una maledizione che lo avrebbe condannato nel giro di poco alla morte.
Ma è vero che molti membri della spedizione morirono anzitempo perché vittime della maledizione? Ovviamente no. Anche se questa diceria è alla base dei cliché di molti film basati sulle mummie, lo stesso Carter all’epoca si indignò per questa sorta di fake news sensazionalistica. Anzi: era infuriato e liquidò l’idea della maledizione come “immondizia”.
Effettivamente, per quanto ci piacciano i film sulle mummie e relativi cliché, andando a guardare ai fatti, sì, ci furono effettivamente delle morti fra le persone coinvolte negli scavi, ma la maggior parte avvenne a distanza di anni dalla scoperta della tomba.
Se vogliamo, l’unica morte vicina alla scoperta della tomba fu proprio quella di Lord Carnarvon: effettivamente morì nel 923 all’età di soli 57 anni. Ma la maledizione non c’entra nulla, la sua morte è ben documentata. A inizio del 1923, pochi mesi dopo la scoperta della tomba, fu punto da un insetto.
Carnarvon non era mai stato molto robusto, pativa ancora le conseguenze di un incidente stradale avvenuto nel 1901. Radendosi la barba, finì con l’infettare quel morso di insetto. Nonostante le cure messe subito in atto, l’infezione andò avanti e gli causò prima una brutta febbre e poi una polmonite. Effettivamente morì il 5 aprile 1923 al Cairo. Fra l’altro morì poco prima che venisse aperto il sarcofago, quindi di fatto non vide mai il suo interno.
Ma tutti gli altri? Vediamo un po’:
- Howard Carter, capo archeologo: morto nel 1939 a 65 anni
- Harry Burton, fotografo: morto nel 1940 a 61 anni
- Percy Newberry, egittologo: morto nel 1949 a 80 anni
- Alfred Lucas, chimico: morto nel 1945 a 78 anni
- Lady Evelyn, figlia di Lord Carnarvon: morta nel 1980 a 79 anni
- D.E. Derry, medico che eseguì la prima autopsia della mummia: morto nel 1969 a 87 anni
Appare evidente come le morti non siano collegate a nessuna maledizione. O questo o è la maledizione più lenta della storia. Certo, fra le altre persone coinvolte a diversi livelli nella scoperta, ci furono altre morti anzitempo: il principe Ali Kamel Fahmy Bey d’Egitto venne ucciso dalla moglie nel 1923, Sir Archibald Douglas Reid, che si vocifera avesse fatto una radiografia alla mummia, morì misteriosamente nel 1924. E ancora: ci sarebbe sir Lee Stack, governatore del Sudan, assassinato nel 1924, Arthur Mace, collaboratore di Carter, morto per avvelenamento da arsenico nel 1928, Richard Bethell, segretario di Carter, morto soffocato nel letto…
Ma nessuna di queste morti appare minimamente collegata a una maledizione. Anche perché la maggior parte delle persone che lavoravano o che visitavano la tomba visse a lungo. Solo che dopo la morte di Carter, le voci sulla maledizione ripresero nuovo vigore e ancora oggi si parla ancora con un brivido di paura e di eccitazione della maledizione di Tutankhamon.