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lavoro femminile foto fabbrica

Foto del giorno: la Grande Guerra al femminile, il lavoro delle donne nel conflitto

Fotografia di anonimo, Italia, 1916 circa. Lo scatto, o meglio gli scatti presenti nell’articolo, ritraggono le donne lavoratrici nei tragici anni della guerra. Il lavoro femminile fu linfa vitale per la nazione italiana, e per tutte le altre coinvolte nel conflitto, garantendo la sopravvivenza delle proprie famiglie e della nazione tutta. Vediamo insieme qualcosa in più.

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In tutti i libri di storia, sin da quando siamo bambini, leggiamo che, una volta partiti gli uomini per il fronte (almeno quelli abili), le fabbriche necessitavano manodopera. Chi restava in patria? Vecchi e bambini fanno parte della cosiddetta “popolazione non attiva“, ergo toccava alle donne. Troppo riduttivo però parlare solo di lavoro di fabbrica.

Le donne in quei tragici anni si occuparono anche di lavori agricoli molto pesanti. Non potevano infatti lasciare morire il settore primario che ancora era la linfa vitale della nostra economia. In regioni come l’Emilia Romagna, dove il lavoro delle donne nei campi era già diffuso prima della scoppio della guerra, aumentò ancora di più. Soprattutto nelle piccole aziende familiari, o peggio nelle terre coltivate per qualche padrone, le donne dovevano sostituire il marito e sfamare i figli, oltre a pagare la quota dovuta.

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Ma nelle fabbriche allora ci andò qualche donna? Certamente, e il loro lavoro fu vitale, come detto in apertura, per la loro famiglia e per la loro nazione. Nota triste fu che, nonostante l’assenza di operai qualificati maschili, le donne furono nella stragrande maggioranza dei casi impiegate come operaie generiche. Non erano ancora pronte a ricoprire ruoli importanti e dirigenziali secondo la visione dell’epoca.

La rivoluzione più importante fu quella nel settore terziario. Qui le donne assunsero ruoli centrali nelle banche e in altri uffici considerati prima appannaggio maschile quasi esclusivo. Questi lavori non minavano nemmeno la loro femminilità secondo la cultura dell’epoca e dunque erano meno problematici di quelli più manuali. Dietro una scrivania la donna non rischiava di somigliare ad un “maschiaccio” come accadeva nel caso delle autiste, delle operaie di fabbrica e delle lavoratrici della terra.

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In conclusione segnaliamo come quei tragici anni di morte e devastazioni furono fertile momento per la creazione di una nuova cultura. Le donne uscivano dalle case, scoprivano cosa significasse partecipare alla vita pubblica e non lo volevano più abbandonare. Erano anche loro in società e da quel momento avrebbero protestato con più consapevolezza per prendersi ciò che era giusto.