Storia Che Passione
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Foto del giorno: Karabash, la città dell’Apocalisse

Fotografia di Pesotsky, Karabash, Russia, 18 maggio 2011. La fotografia ritrae la città di Karabash, in Russia, dall’alto della collina che la sovrasta. La cittadina è considerata una delle più inquinate del mondo, tanto che il paesaggio circostante sembra la fusione fra uno scenario apocalittico e il deserto di Marte.

Karabash, la città più inquinata del mondo

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Crediti foto: @Pesotsky , Concessione di licenza CC BY 3.0, tramite Wikimedia Commons

Karabash o Karabas è una cittadina della Russia che si trova nell’oblast’ di Čeljabinskm, nella parte settentrionale degli Urali meridionali. Purtroppo è diventata celebre per essere una delle città più inquinate della Terra.

Il fatto è che la città è la sede di un impianto di fusione del rame, costruito più di un secolo fa. Immaginate un secolo di rifiuti tossici che danno hanno fatto sia all’ambiente circostante che alle persone che lì vi abitano. L’impianto è in funzione sin dal 1910 e da allora, ogni anno, rilascia nell’aria più di 180 tonnellate di anidride solforosa e metalli pesanti. Questo ha fatto sì che le foreste, i fiumi e il terreno circostante abbiano assunto un colore arancione a causa dei residui della lavorazione del rame e del ferro. Qui la loro concentrazione è di 500 volte superiore a quella normale.

Il paesaggio che circonda la città è a metà strada fra quello dell’Apocalisse e il deserto di Marte. Ma non solo: anche la salute umana è a rischio a causa di queste emissioni di anidride solforosa. Qui, infatti, ci sono alti tassi di malattie della cute, tumori, ictus e malformazioni congenite.

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Crediti foto: @Сергей Наруков , Concessione di licenza CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Una vecchia indagine condotta nel 1994 dall’Istituto provinciale di Chelyabinsk per la salute pubblica e l’ambiente ha stabilito che i bambini di Karabash erano molto più piccoli rispetto a quelli del gruppo di controllo. Inoltre avevano 3,5 volte di più difetti di nascita, 2,7 volte di più malattie dermatologiche e soffrivano dei sintomi di avvelenamento da metalli pesanti.

Considerate anche che nel 1970 la città aveva 70mila abitanti, ma nel corso del tempo si sono ridotti fino a 16mila o meno. Questo sia perché la gente, appena può, scappa, sia perché l’aspettativa di vita media qui è di soli 45 anni. Inoltre gran parte della città, soprattutto quella sottovento rispetto all’impianto, nel corso degli anni è stata evacuata a causa delle alte concentrazioni di diossina. Infatti queste parti della città sono ormai considerate come una città fantasma.

Ma non pensiate che sia finita qui. La cittadina, infatti, è letteralmente divisa in due dal Black Slag, un cumulo enorme e nero di detriti della lavorazione del rame. Questo cumulo è alto 20 metri e lungo più di 2 chilometri.

Ovviamente, vista la situazione, alcune associazioni ambientalisti negli anni Ottanta riuscirono a far chiudere l’impianto, tanto che il Ministero dell’Ambiente russo classificò l’area come “zona di disastro ecologico”.

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Crediti foto: @User:Mir76-ghost, Public domain, via Wikimedia Commons

Solo che l’economia di tutta la città si basava solamente sull’impianto e praticamente tutta la popolazione rimase senza lavoro. Così la gente che ancora abitava qui iniziò a insistere per la riapertura dell’impianto e il governo fu costretto a cedere. L’impianto ora è riaperto, ma non venne fatto nessun lavoro per bonificare l’ambiente o per mettere in sicurezza la fabbrica.

Il risultato? L’anidride solforosa, la diossina e le emissioni hanno ormai bruciato del tutto il paesaggio. Tanto che se si sale sulla cima della montagna più alta intorno alla città, chiamata Montagna calva, si vede una grande croce. Da qui si può capire come l’uomo ha distrutto questo territorio: le montagne sono nere e prive di vegetazione, le acque sono di colore arancione e la terra è così secca e riarsa che sembra di stare in un altro mondo.

Inoltre i fanghi tossici si stanno dirigendo verso i laghi di di Chelyabinsk, mentre le montagne sono ricoperte di detriti neri e tossici. Praticamente l’Inferno in Terra.