Storia Che Passione
gagarin

Foto del giorno: il saluto di Jurij Gagarin prima della missione Vostok 1

Fotografia di anonimo, cosmodromo di Baikonur, Kazakistan, 12 aprile 1961. Nella foto potete vedere Jurij Gagarin, il primo uomo a orbitare intorno alla Terra e ad andare nello spazio. Gagarin si trova all’interno della capsula della Vostok 1 e saluta con la mano poco prima del lancio che lo spedirà in orbita.

Gagarin e il lancio della Vostok 1

gagarin
Crediti foto: @Mil.ru

Con il termine “Vostok 1” si intende la prima missione con un equipaggio umano svoltasi all’interno del programma spaziale russo Vostok. Inoltre fu anche il primo volo umano nello spazio, con Jurij Gagarin che divenne il primo uomo a riuscire ad andare nello spazio. Ovviamente la capsula Vostok fu ampiamente collaudata prima di spedire un essere umano in orbita. Se però alcuni voli furono del tutto privi di equipaggio, ecco che purtroppo altri lanci condussero nello spazio topi, ratti e cani. E anche alcuni manichini di cosmonauti a grandezza naturale, chiamati Space Dummies.

Il primo lancio di prova, senza equipaggio, fu quello del 15 maggio 1960. Lancio riuscito, ma capsula non rientrata come programmato. Precipiterà sulla Terra due anni dopo. Il 28 luglio 1960 tentarono un secondo lancio, fallito. A bordo c’erano i due cani, Bars e Lisicka. Purtroppo la capsula esplose poco dopo il lancio, schiantandosi in zona e causando la morte dei due cagnolini.

Terzo lancio, 19 agosto 1960, con altri due cani, Belka e Strelka. La capsula torno a casa il giorno dopo e i due cani questa volta erano salvi. In occidente questa missione è chiamata Sputnik 5. Era la prima volta che degli esseri viventi andavano e tornavano dallo spazio dopo aver orbitato intorno alla Terra.

Ci riprovarono con altri due cani il 1 dicembre, Pchelka e Mushka, ma non riuscirono a riportare la capsula a Terra. I due cani morirono. Nuova missione, quella del 22 dicembre 1960. Altri due cani, Domka e Krasonka. Dovettero bloccare la missione praticamente subito, facendo atterrare la capsula in Siberia. I cagnolini sopravvissero all’impatto, ma purtroppo morirono dentro la capsula in quanto la missione di recupero ci mise più di due giorni ad arrivare.

Il 9 marzo 1961 ci fu un altro lancio, con il cagnolino Cernuska e un manichino. Questa volta nessun problema durante la missione Sputnik 9. Idem dicasi per la missione del 25 marzo 1961, svoltasi sempre con un cagnolino, Svjosdotschka e un manichino, Ivan Ivanovskij numero 2. Rientro in patria perfetto per la missione Sputnik 10.

gagarin pannello capsula
Crediti foto: @Wikimedia commons, Public domain

Arriviamo così al 12 aprile 1961, quando alle ore 9;07 (orario di Mosca), il Vostok venne lanciato in volo con a bordo l’astronauta Jurij Gagarin. Il lancio andò benissimo, così come le prime fasi di volo. Tanto che dopo pochi minuti la capsula spaziale era riuscita ad arrivare nella prevista orbita ellittica, con perigeo di 169 km, apogeo di 315 km e inclinazione di 65°. Praticamente vuol dire che Gagarin era nello spazio.

Ovviamente l’astronauta era in costante contatto radio con il cosmodromo di Baikonur. Inoltre era presente anche una telecamera e un sistema di comunicazione a codice Morse. Tecnicamente parlando Gagarin era un pilota molto esperto, ma il volo fu svolto quasi tutto grazie all’ausilio dell’autopilota. Questo perché era previsto che Gagarin intervenisse in prima persona solamente per correggere la traiettoria della capsula se fosse stato necessario.

Gagarin fece un’orbita terrestre completa. Solo a quel punto accese i retrorazzi frenanti. Se non lo avesse fatto nel momento giusto la Vostok 1 sarebbe rientrata in maniera naturale in 10 giorni, per via della forza di attrito, precipitando al suolo. Per questo motivo nella capsula erano presenti riserve di ossigeno, cibo ed energia per permettere eventualmente a Gagarin di sopravvivere per dieci giorni dopo un atterraggio fortuito. Ma non di più, cosa non proprio rassicurante.

gagarin vostok
Crediti foto: @Museo della Tecnica, Wikimedia Commons

In teoria la Vostok era stata ideata per atterrare nella steppa, non in mare. Solo che, durante il rientro, visto che finora era andato tutto discretamente bene, vuoi che non ci infilasse il suo zampino la malasorte? Il modulo orbitale, cioè la parte della capsula che conteneva strumenti e sistemi di volo e che, in teoria, non doveva tornate a terra, non riuscì a staccarsi dalla capsula sferica che ospitava Gagarin.

Così la capsula iniziò a oscillare impazzita mentre la Vostok 1 si avviava verso gli strati superiori dell’atmosfera. Ad un certo punto, finalmente, i collegamenti fra le due parti si staccarono, la forza di attrito aiutò la capsula a stabilizzarsi e il paracadute principale riuscì ad aprirsi. Il che era fondamentale per frenare la discesa e l’atterraggio. Arrivato a quota 7mila metri, Gagarin riuscì a eiettarsi col suo seggiolino apposito, atterrando a 26 km di distanza dalla città di Engels. Incolume e felice.