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Foto del giorno: il D-Day dei paracadutisti a 4 zampe

Foto del giorno: il D-Day per i paracadutisti a 4 zampe

Fotografie dell’Imperial War Museum, Regno Unito, 1943. Dei cani paracadutisti effettuano l’addestramento intensivo in vista del D-Day. Molti sanno che durante gli anni della Seconda guerra mondiale varie forze armate si avvalsero dei cani in operazioni di combattimento, supporto logistico e ricognizione. Sono molti meno coloro che conoscono la storia dei cani paracadutisti, addestrati per missioni speciali ad alto rischio. Furono principalmente gli eserciti di Regno Unito e Stati Uniti a beneficiare dei loro servigi, ma esistono prove che attestano una sperimentazione – tuttavia mai scaturita in un utilizzo effettivo – di Unione Sovietica e Germania nazionalsocialista.

Foto del giorno: il D-Day dei paracadutisti a 4 zampe

Le fotografie in sovrimpressione possono suscitare emozioni forti, talvolta contrastanti. C’è chi giustamente critica la scelta di utilizzare cani in guerra, soprattutto per missioni di questo tipo; chi, schierandosi dal lato opposto, giustifica la soluzione come un necessario accorgimento tattico, esaltando le qualità dei nostri amici a 4 zampe nei vari scenari bellici. Quale che sia l’opinione, il fatto storico sussiste e deve essere analizzato per quello che è.

Il dispiegamento e l’impiego effettivo dei cani in moderni contesti di guerra rientrava nel tentativo, compiuto dai principali corpi armati dell’epoca, di sperimentare tattiche non convenzionali a supporto delle truppe aviotrasportate. Come dimostrano gli scatti, questi cani andavano incontro ad un intenso addestramento, fatto di ripetuti lanci, operazioni di ricognizione una volta atterrati, rilevamento di ostacoli, nemici o mine.

D-Day cane paracadute

Alcuni mesi prima del 6 giungo 1944, il D-Day che tutto il mondo ricorda, l’esercito britannico addestrò un corpo di paracadutisti canini. Lo Stato Maggiore li inquadrò nel 13° Battaglione Paracadutisti Lancashire. I cosiddetti “paradogs” (abbreviazione di “parachuting dogs”) iniziarono il loro addestramento tra la fine del 1943 e i primi del 1944.

Agli addestratori era riservato un compito affatto semplice: non lasciare che i cani andassero nel panico. Per questo essi venivano portati a bordo di aerei in volo per abituarli al rumore e alle vibrazioni. I paradogs imparavano a rimanere calmi durante e dopo il decollo, evitando reazioni istintive che potessero compromettere il lancio. Ovviamente prima i paradogs effettuavano discese da altezze minime, per abituarli all’azione e diminuire la probabilità che l’istintiva frenesia prendesse il sopravvento.

Cosa dire sull’equipaggiamento fondamentale? Allora, l’esercito britannico, e a ruota quello americano, escogitò un duplice procedimento standard: grazie ad imbragature su misura e paracaduti dotati di un meccanismo di apertura automatico, alcuni cani poterono effettuare i lanci in autonomia (qualche volta incentivati a gettarsi perché preceduti dal lancio di pezzi di carne), atterrando senza riportare nessun danno; il secondo metodo prevedeva il lancio congiunto di soldato e cane, con quest’ultimo che si sarebbe staccato solo nella fase d’atterraggio.

D-Day cane sull'ala di un aereo

Probabilmente una delle storie più conosciute vede come protagonista Bing, un incrocio tra un Pastore tedesco e un Collie. A due anni d’età, dopo mesi d’addestramento nell’Hertfordshire, nella base di Larkhill Garrison, si imbarcò su uno dei velivoli che il 6 giugno 1944 lo avrebbero trasportato sui brulicanti cieli della Normandia. Bing era lì mentre le forze Alleate irrompevano a caro prezzo nel nord della Francia. Lui sopravvisse e anzi, partecipò ad altre operazioni nel corso della guerra. Dopo il D-Day, si paracadutò in Germania occidentale nell’ambito dell’Operazione Varsity.

Per l’onorevole servizio ricevette la Dickin, la massima onorificenza dell’esercito di Sua Maestà riservata agli animali. Morì di vecchiaia nel 1955, circondato da un’amorevole famiglia.