Fotografia di John Gilpin, aeroporto di Sidney, Australia, 22 settembre 1970. Il 14enne Keith Sapsford precipita da 61 metri d’altezza dopo che il vano ruote dell’aereo Douglas DC-8, in cui si era nascosto clandestinamente, si è aperto come da protocollo durante le prime fasi di volo. La fatale caduta del ragazzo fu immortalata casualmente dal fotografo amatoriale John Gilpin, il quale era intento a scattare alcune fotografie all’aeroporto della sua città. Questa è la triste storia di Keith Sapsford, il ragazzo che voleva esplorare il mondo ma che scelse il peggior modo possibile di farlo.
Nato nel 1956, Keith Sapsford è cresciuto a Randwick, un sobborgo di Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, Australia. Suo padre, docente universitario di ingegneria meccanica e industriale, era solito dire del piccolo Keith come fosse “un ragazzo perennemente in movimento, curioso ed amante dell’avventura”. La medesima instancabilità che purtroppo condusse l’adolescente ad un tragico destino.
Il ragazzo, già in giovanissima età, si era reso protagonista di alcune pericolose gite fuori porta. La famiglia pensò allora che per “raddrizzare” il carattere di Keith sarebbe stato opportuno iscriverlo nella Boys’ Town, un’istituzione religiosa cattolica romana. Solo così il giovane avrebbe ricevuto una parvenza di disciplina e rigore morale. La stretta familiare portò solo ad un drammatico epilogo. Diverse settimane dopo il suo arrivo, fuggì in direzione dell’aeroporto nazionale di Sidney.
Forse non sapeva neppure che l’aereo puntato sulla pista d’atterraggio, un Douglas DC-8, fosse in partenza verso Tokyo, in Giappone. Senza che nessuno lo vedesse, Keith si intrufolò nel vano ruote. Un’ultima, sventurata, decisione. Prima però una precisazione per rispondere alle domande che qualcuno, giustamente, si starà ponendo. Le normative che regolamentavano gli hub di viaggio non erano affatto così stringenti come lo sono oggi. Allora bastava presentare il biglietto al personale preposto prima di salire a bordo. Controlli, se ve ne erano, non potevano certo dirsi meticolosi. Si spiega così l’estrema facilità con la quale il 14enne giunse fin sotto l’aereo di linea.
Ci vollero alcune ore prima che l’aereo partisse con Sapsford in attesa nel compartimento. Dopo il decollo il vano sottostante il velivolo si riaprì, con amara sorpresa per il ragazzo. Cadde dal cielo e John Gilpin immortalò involontariamente l’istante. Infatti il fotografo si accorse dell’accaduto una settimana dopo, in fase di sviluppo della pellicola.
A rendere ancor più angosciosa l’intera vicenda è il fatto che, se non fosse stato per la caduta, Keith Sapsford sarebbe morto lo stesso il 22 febbraio 1970. Forse di ipotermia o prima ancora per mancanza d’ossigeno. D’altronde indossava solo una maglietta bianca e dei pantaloncini corti. Anni dopo l’accaduto, il padre commenterà così: “Aveva i piedi che gli prudevano. La sua determinazione nell’osservare e capire come vivevano negli altri angoli del globo gli è costata carissimo. Tutto ciò che mio figlio voleva fare era esplorare il mondo”.