Fotografia di anonimo, Washington D.C., USA, anni ’40 del Novecento. La bellissima fotografia in bianco e nero ritrae Hattie Caraway, la prima donna americana a sedere stabilmente al Senato, storicamente esclusivo appannaggio maschile. Una voce fuori dal coro e diversa dagli altri presenti che diede inizio ad una lunga, ed ora consolidata, tradizione di presenza femminile nei ranghi istituzionali americani.
Hattie Ophelia Wyatt nacque in Tennessee, nel 1878. La sua era un’umile famiglia di agricoltori che lasciò all’età di 24 anni. Nel 1902, coniugata con Thaddeus H. Caraway, si trasferì in Arkansas. Qui allevò amorevolmente i suoi figli, che diverranno generali d’esercito, mentre il marito faceva politica. Hattie incontrava, seppur per vie traverse, la sua futura strada.
Già in questi frangenti, in effetti, partecipava attivamente alla vita e ai dibattiti politici, nei limiti concessile. L’elettorato femminile dell’Arkansas era affascinato e guidato dalle abilità oratorie di questa fantastica donna. Questo posto però cominciava ad andare stretto ad una giovane madre che sapeva di essere grande e di poter crescere ancora di più.
Arriva quindi la grande occasione della vita, che però è un gioco a somma zero. Se dà, dunque toglie. Nel 1931 il marito improvvisamente mancò e il governatore dell’Arkansas Harvey Parnell nominò Hattie al seggio lasciato vacante. Era ora, ufficialmente, senatrice d’America. Non una qualsiasi, ma la prima della storia della nazione intera.
Chiaramente la stampa le si scagliò subito contro: macchinazioni, inganni e trucchetti per accaparrarsi voti, diranno di lei e del governatore Parnell. Alle votazioni al Senato verrà però regolarmente eletta e svolgerà dignitosamente il suo lavoro, rendendo onore al defunto marito e alle sue sostenitrici e sostenitori. Non interverrà molto in quel senato fortemente maschile e la chiameranno Silent Hattie, ma quando serviva, la sua la diceva.
Era favorevole infatti alla segregazione razziale e al linciaggio, contraria all’intervento americano nella Seconda Guerra Mondiale e strenua sostenitrice del proibizionismo. I tempi erano comunque fortemente diversi e lungi dall’autore esprimere qualsiasi giudizio di merito di quella che resta una donna importante nella storia.