Fotografia di anonimo, Worcester, Massachusetts, USA, fine anni ’90. Harvey Ball mentre disegna una faccia gialla sorridente nel suo studio. Il nome dell’uomo forse non vi dirà nulla, ma anche l’occhio meno scaltro avrà riconosciuto il volto giallognolo, contraddistinto dal largo sorriso e dagli occhietti neri. Un’espressione rilassata, semplicemente felice, confortevole oserei dire. Infatti per questo nacque “Smiley”, per rialzare il morale di uomini oppressi dalla monotonia del lavoro d’ufficio. L’invenzione sarebbe divenuta col tempo un’icona riconosciuta (ma soprattutto riconoscibile) su scala globale. Dietro questo scatto e questa storia c’è un dettaglio che, a dirla tutta, rende l’invenzione ancor più speciale di quanto già non lo sia.

È il 1921 e l’umile famiglia Ball, residente a Worcester, nel bel mezzo del Massachussetts, accoglie con letizia la nascita del terzo figlio, di nome Harvey Ross. Il piccolo studia alla South High School, l’istituto scolastico superiore dove inizia ad interessarsi di arte e disegno. Passione che coltiva e che vuole trasformare un domani in un lavoro. Prosegue gli studi di belle arti alla Worcester Art Museum School e si cimenta in un apprendistato dove affina la sua creatività e impara molto in materia di stili grafici. In seguito si arruola nella Guardia Nazionale, dove vi rimarrà per 27 lunghi anni. Combatte la Seconda guerra mondiale nel Pacifico e nel Sud-est Asiatico.
Nel 1959 abbandona il servizio militare e fonda una sua azienda, la Harvey Ball Advertising, improntata sulla pubblicità. Nonostante la natura dell’azienda, Harvey si riscopre brillante grafico, con idee creative davvero degne di nota. Insomma, in veste di artista freelance inizia a far circolare il suo nome. Un’azienda che si occupa di assicurazioni lo nota e nel 1963 gli propone un lavoretto da pochi dollari. Per risollevare il morale dei dipendenti infelici, l’azienda chiede ad Harvey di disegnare qualcosa di allegro, in grado di trasmettere energia e positività.

In 10 minuti Harvey dà vita ad una faccia tondeggiante di colore giallo, contraddistinta da un lungo sorriso leggermente decentrato e da due occhi ovali stretti. Il risultato sembra piacere e il lavoro gli sfrutta 45 $. Con il disegno vengono prima realizzati dei poster da apporre un po’ ovunque nell’ufficio, poi direttamente delle spille. I capi ne fanno realizzare 100, ma notano che la domanda cresce di giorno in giorno. “Smiley” piace davvero tanto e nel giro di qualche mese spuntano fuori lotti di anche 50.000 spille. Al 1971 questi accessori raggiungono un record, registrando 50 milioni di vendite.
Lo smile (come viene altresì chiamato) è dappertutto, negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Harvey Ross Ball è diventato all’improvviso il padre inventore del sorriso più famoso del globo terracqueo. Ne favoriscono la diffusione le grandi società commerciali, il settore del marketing, gruppi sociali avversi alla guerra in Vietnam (la cultura hippy fa proprio il simbolo del faccino sorridente). Partecipano al successo dello smile anche intere nazioni: in Giappone si registra una generale psicosi per lo smile.
A questo punto della storia vi starete immaginando un Harvey Ball che nuota nell’oro, avendo creato un’icona dal simile successo commerciale. Mi dispiace deludervi, ma le cose non andarono esattamente così. L’inventore non registrò mai il marchio e ciò lo rese di dominio pubblico. Alcuni lo chiamarono addirittura “incapace”, per non aver saputo cavalcare la ricca onda dello smile. I media – e le persone a lui vicine – lo descrissero invece come un umile disegnatore disinteressato ai soldi, contento per aver reso il mondo un posto più felice.

In una delle ultime interviste rilasciate prima della dipartita, avvenuta il 12 aprile 2001, un giornalista chiese ad Harvey se si fosse mai pentito della mancata registrazione. Egli rispose dicendo che “tanto avrebbe potuto mangiare una sola bistecca alla volta; guidare una sola auto; fare un solo viaggio”. Un modo abbastanza furbo per dire che i soldi, sebbene facciano comodo a chiunque, non sono di certo la soluzione ad ogni male. Sorridere, ecco, quello aiuta.